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Centrodestra, è rottura Lega-FI su Bernini

Il Centrodestra è nel caos, spaccato in due dalla mossa a sorpresa della Lega che, “per uscire dal pantano”, ha ritenuto opportuno votare Bernini al secondo scrutinio per il Senato, di fatto sancendo quella che per Silvio Berlusconi è una rottura totale della coalizione, “un atto ostile” al termine di una giornata di fumate nere. Non per una mancata stima nei confronti della senatrice, la quale ha comunque chiosato che “non sarà la candidata di altri” in riferimento ai Cinque stelle (che nel frattempo hanno appoggiato la possibilità di una sua eventuale nomina) quanto perché, e questo il Cavaliere lo ha ripetuto anche all'interessata, Forza Italia “non può accettare candidature scelte da altri”. Secondo fonti azzurre, addirittura, Bernini sarebbe disposta ad annunciare il ritiro del suo nome dall'elenco candidati in assenza del sostegno di Berlusconi.

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Vertice a Palazzo Grazioli

Per il leader di Forza Italia la questione è chiara: la scelta del Carroccio indica chiaramente uno strappo in corso e “smaschera il suo progetto di governo”. Del resto, Salvini ha detto altrettanto chiaramente che alla Camera appoggeranno un nome dei pentastellati: “Vista la disponibilità dei 5 stelle a sostenere un candidato del Centrodestra alla presidenza del Senato, noi ne appoggeremo uno dei 5stelle alla presidenza Camera. Aspettiamo di conoscere nomi”. Sul fronte di Montecitorio, per la cronaca, il nome in pole è quello di Roberto Fico, già presidente della Commissione di vigilanza Rai ed esponente del ramo “ortodosso” dei grillini. Ma la vera questione, al momento, è la risoluzione del rebus del Centrodestra, intricato almeno quanto il toto-nomine alle presidenze delle Camere: in serata, Berlusconi ha tentato il richiamo all'ordine con un vertice-lampo a Palazzo Grazioli (dove ha ricevuto anche Bernini e addirittura Umberto Bossi), al termine del quale però è uscito lo stesso nome proposto dal principio, quello di Paolo Romani.

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Crepa nel Centrodestra

La questione è dunque posticipata alle 10.30 di domattina, quando le Aule si riuniranno per la quarta votazione. Il timore di Forza Italia è che nelle prossime ore si concretizzi quell'intesa Lega-M5s ormai più che paventata non solo dalle dichiarazioni dei rispettivi leader ma anche dal voto a sorpresa dei senatori del Carroccio. Qualora il trand proseguisse su questi tenori, la crepa fra azzurri e leghisti rischierebbe davvero di diventare incolmabile, aprendosi quel tanto che basta per consentire a Di Maio e i suoi di approfittarne per sancire l'accordo con il secondo partito per consensi (coalizione esclusa) e, di fatto, appoggiare l'uno il rispettivo nome dell'altro nelle due Camere. Non dovesse essere Bernini, come traspare da quanto affermato da fonti autorevoli di Forza Italia, il leader dei pentastellati si è detto disposto ad appoggiare la nomina di un profilo simile. Nessuna speranza che possa convincersi su Romani e tantomeno sull'ipotesi di un dialogo con Berlusconi. Neò frattempo, a ricomporre i cocci ci prova Giorgia Meloni, richiamando all'ordine affinché “questo delicato passaggio sulle presidenze delle Camere non si risolva in un liberi tutti”, confermando la sua disponibilità per un nuovo vertice, “nella speranza che ci sia ancora un margine per ricomporre”.

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