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Censis: la politica “gira a vuoto” e i cittadini sono sempre più soli e cinici

Italiani sempre più soli, impauriti, vulnerabili, ma anche cinici: a dirlo sono i dati Censis, che fotografa annualmente gli italiani nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2014. Diseguaglianze sociali, paura del futuro, iniziative politiche che girano a vuoto: l’analisi dell Centro Studi Investimenti sociali dipinge un’Italia sempre più vessata dagli effetti della crisi e delle mancate riforme.

Giunto alla 47esima edizione, il rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Bel Paese nella difficile crisi che stiamo attraversando: la disoccupazione è uno dei maggiori pesi sulla società. L’Italia, infatti, è una nazione dal capitale umano “inagito” e “dissipato”, che conta quasi 8 milioni di individui non utilizzati: 3 milioni di disoccupati, 1,8 milioni di inattivi e 3 milioni di persone che, pur non cercando attivamente un impiego, sarebbero disponibili a lavorare.

I giovani non sono autonomi: dei circa 4,7 milioni di giovani che vivono per conto proprio, oltre un milione non riesce ad arrivare a fine mese. Sono 2,4 milioni quelli che ricevono “regolarmente o di tanto in tanto” un aiuto economico dei propri genitori: c’è il rischio, spiega il censis, di una “scissione tra il welfare e i giovani” per le difficoltà occupazionali e reddituali incontrate dalle fasce più giovani della popolazione.

Più diseguaglianze, meno integrazione, ceto medio corroso: secondo il Censis sono questi gli effetti della crisi sui cittadini del Bel Paese. L’Italia “ha fatto della coesione sociale un valore e si è spesso ritenuto indenne dai rischi delle banlieue parigine“, ma i problemi nelle periferie sono ormai incancreniti tanto che “non possono essere ridotte ad una semplice eccezione”. La crisi economica ha diffuso in Italia “una percezione di vulnerabilità” tale da far ritenere al 60% degli italiani che a chiunque possa capitare di finire in povertà, “come fosse un virus che può contagiare chiunque”. La reazione è un “attendismo cinico”: non si investe, non si consuma, prevale la filosofia del “bado solo a me stesso”.

E la crisi pesa soprattutto sul meridione: “È grave lo slittamento verso il basso delle grandi città del sud – si legge nell’analisi – Il tasso di occupazione dei 25-34enni oscilla tra il 34,2% di Napoli e il 79,3 di Bologna“. La quota di persone con titolo di studio universitario passa “dall’11,1% di Catania al 20,9 di Milano: Nel capoluogo partenopeo “solo 2,8 bambini su 100, fra gli 0 e i 2 anni, sono presi in carico dai servizi comunali per l’infanzia contro i 36,7 di Bologna”. Non va meglio con il verde urbano e la tutela dell’ambiente: “A Palermo ci sono appena 3,4 metri quadrati di verde urbano per abitante rispetto ai 22,5 bolognesi, la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti si ferma al 10,6% nel capoluogo siciliano mentre arriva al 38,25% nel capoluogo lombardo”.

In tutto ciò, la politica, che dovrebbe dare risposte certe in un periodo di tale incertezza e pessimismo, “gira invece a vuoto”, senza ottenere risultati in grado di incidere in modo positivo sull’economia del Paese e sulla società. Secondo il Censis, i governi che si sono succeduti negli ultimi anni sono “responsabili di una politica che resta confinata al suo stesso gioco”. Il dossier sottolinea “il progressivo fallimento di molte riforme, spesso distaccate da un quadro coerente e inadatte a formare una visione unitaria di ciò che potrà o dovrà essere il Paese nei prossimi decenni”. Un esempio su tutti sono le riforme del mercato del lavoro, che “nel perseguire la flessibilità hanno generato precarietà”.

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