Si prospetta una giornata topica in casa Pd, con il partito chiamato alla Direzione e costretto a tracciare la linea definitiva che lo porterà allo spartiacque elettorale del 2018. Dopo la debacle alle regionali siciliane e il tonfo (annunciato) di Ostia, dalle parti del Nazareno si è vissuta una settimana di bilanci, tra prospettive di alleanze e confronti a distanza con il resto della sinistra, finora non propriamente accondiscendente a un blocco unico per le imminenti urne. Il botto arrivato in Sicilia, però, si è sentito forte anche dalle parti di Mdp e compagnia, rendendo più matura la consapevolezza che una corsa solitaria potrebbe presentare decisamente più rischi che sentori positivi. Lo ha sottolineato anche il leader di Campo Progressista, Giuliano Pisapia, fra i promotori dell'intesa fra Pd e Mdp e latore di consigli per l'unità dall'Auditorium Antonianum: “Qualcuno dice che la mia è una missione impossibile, ma io ci proverò sino all'ultimo momento. Non c'è altra scelta se si vuole battere la destra”. Fra gli uditori c'era anche Roberto Speranza, coordinatore di Articolo Uno e protagonista del duello a distanza con Matteo Renzi.
Pd, lo strascico siciliano
Negli ultimi giorni, i colpi al Pd sono arrivati un po' da tutte le direzioni, con il candidato premier M5S, Di Maio, che ha annullato il confronto televisivo con il segretario Renzi (in quanto definito non più competitor dei pentastellati), e il presidente del Senato Grasso a tuonare che il Nazareno, dopo l'addio di Bersani, non è più lo stesso partito. Bordate che non hanno lasciato indifferente l'establishment dem, che nei giorni scorsi ha passato al setaccio la figura dell'ex premier come segretario. Va detto, però, che la posizione di Renzi non sembra mai essere stata seriamente in discussione, con Rosato che ha confermato la fiducia nei suoi confronti (avanzando però la candidatura di Gentiloni come eventuale aspirante presidente) e lo stesso leader che ha spiegato, dopo un confronto con Franceschini e lo stesso Rosato, come nel Pd siano tutti d'accordo, perlomeno sul tema delle alleanze.
La Direzione
Nel corso della Direzione, perciò, il principale appello sarà proprio all'unità, con lo stato maggiore dei dem pronto a cavalcare l'ipotesi del blocco unico e a cancellare l'immagine di un Pd scollegato dal resto della sinistra. Nei giorni scorsi, poco prima del mini vertice fra Renzi e Rosato, era stato il ministro della Giustizia Orlando a invocare una linea di percorso più chiara sull'argomento intesa. Dichiarazioni che l'ex premier aveva smorzato, sostenendo di aver parlato telefonicamente con il guardasigilli e di aver consolidato le basi comuni sulla linea da seguire in vista delle elezioni. A far stare tranquillo Renzi, peraltro, ci sono i numeri: su 120 eletti, 84 sono quelli di maggioranza. Divario troppo largo per pensare a un rovesciamento nella leadership.