La Corte di cassazione chiude il caso Unipol confermando la prescrizione per Silvio e Paolo Berlusconi. La sesta sezione penale ha respinto il ricorso dei fratelli contro la sentenza della Corte d’appello di Milano che, giusto un anno fa, aveva dichiarato estinto il reato di rivelazione di segreto d’ufficio per decorso dei termini procedurali. E’ stato anche confermato il risarcimento di 80 mila euro a favore di Piero Fassino, ai tempi leader dei Ds e protagonista della telefonata all’ex presidente di Unipol Giovanni Consorte con la famosa frase “abbiamo una banca”. L’intercettazione venne pubblicata sul quotidiano Il Giornale, di proprietà di Paolo Berlusconi.
Secondo Carlo Federico Grosso, legale di Fassino, l’ex cavaliere “vide un contributo causale” alla pubblicazione dello stralcio. In particolare, il professor Grosso ha posto l’attenzione sul “momento politico” nel quale si inseriva la vicenda. “Si era alla vigilia della tornata elettorale in cui si ipotizzava la vittoria della coalizione guidata da Romano Prodi. Dal punto di vista politico -ha sottolineato l’avvocato- la notiziaera succosa. Politicamente Silvio Berlusconi avrebbe ricavato vantaggi dalla pubblicazione. A Silvio Berlusconi non si imputata di aver ascoltato la telefonata, quanto il fatto che solo con il suo avallo venne pubblicata la rivelazione. Da qui il suo contributo causale”.