Continua la battaglia a distanza tra Ministero dell'Interno ed ong. Anzi, più nel dettaglio, tra Matteo Salvini e Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch 3 che ha speronato un'imbarcazione della Guardia di Finanza per attraccare al porto di Lampedusa, nonostate il divieto imposto dalle autorità italiane, con i migranti che aveva a bordo. Ultimo capitolo della saga è la querela che la Rackete già oggi dovrebbe presentare alla Procura di Roma per chiedere il sequestro preventivo degli account Facebook e Twitter del vicepremier leghista.
Le parole dell'avvocato
“Temiamo per l'incolumità della capitana – afferma il suo legale, l'avvocato Alessandro Gamberini in un'intervista a Radio Capital -, se una persona viene indicata come un'assassina in libertà, come una delinquente, come un personaggio da mettere all'indice, poi non si sa quali sono le reazioni da parte di coloro che, seguendo queste indicazioni, possono adottare comportamenti gravi nei suoi confronti, anche aggressivi dell'incolumità fisica. Io ho questo timore. Lo scatenamento del discorso dell'odio poi non si controlla più. Chiunque istiga a delinquere in quel modo non ha il controllo poi del comportamento di coloro che vengono istigati“. A proposito del sequestro degli account social, l'avvocato spiega che “ci sono già delle sentenze: non è sequestrabile un quotidiano online con direttore responsabile, che gode delle garanzie dell'articolo 21, ma sono sequestrabili blog e pagine Facebook che fanno discorsi diffamatori, che costituiscono reato, quindi non è possibile lasciarle intatte a continuare un'attività che a quel punto è criminosa”. Gamberini ha dunque aggiunto: “Nessuno vuol sequestrare nulla a Salvini: si sequestra ciò che è usato in modo incontinente, aggressivo e quindi delittuoso. Nessuno – prosegue – vuole limitare la sua libertà di espressione politica, può fare anche critiche feroci, ma si vuole impedire che possa usare questi strumenti facendo dei reati. Lo si fa a lui come lo si farebbe a qualsiasi altro cittadino. O pensa di avere un privilegio, che lui possa delinquere e altri no?”.