Truffa ai danni dello Stato. Ma anche turbativa d'asta, corruzione, turbata libertà degli incanti, peculato e falso ideologico. Sono le gravi accuse che la guardia di finanza e i carabinieri di Bergamo ipotizzano nei confronti di appartenenti dell'Amministrazione penitenziaria di Bergamo e di alcuni imprenditori della provincia bergamasca. Le persone coinvolte complessivamente sono 27.
L'ex direttore
Le ordinanze eseguite dai carabinieri e dai militari della Guardia di Finanza di Bergamo (tutte ai domiciliari) riguardano l'ex direttore del carcere della città lombarda Antonio Porcino, e altri cinque indagati: il comandante degli agenti della Polizia penitenziaria, un commissario, quest'ultimo distaccato nel carcere di Monza, il dirigente sanitario del carcere bergamasco e due imprenditori di Urgnano (Bergamo).
Nei confronti di Porcino, da poco in pensione, la GdF ipotizza trattamenti di favore nei confronti di alcuni detenuti e utilizzo di personale e beni dell'amministrazione per esigenze private, come ad esempio la ristrutturazione della propria casa privata.
Le indagini hanno poi fatto emergere altri fatti come false attestazioni sanitarie per far ottenere benefici economici (pagamento licenza non fruita all'atto del pensionamento, trattamenti privilegiati di quiescenza, riposo medico per patologie inesistenti e concordate) e di “assunzioni clientelari di personale nella casa circondariale di Bergamo”.