I giorni della tregua nel Pd sembrano già finiti. A poco meno di un mese dall’elezione di Sergio Mattarella, che aveva sancito il cessate il fuoco fra le diverse correnti dem, il partito è di nuovo scosso dalle polemiche. L’ultima è quella di Pier Luigi Bersani che, nel corso di una luna intervista su Avvenire, ha annunciato di non voler partecipare all’incontro con Matteo Renzi in programma oggi. “Non ci penso proprio – ha spiegato l’ex segretario -. Perché io m’inchino alle esigenze della comunicazione, ma che gli organismi dirigenti debbano diventare figuranti di un film non ci sto”. La storia è sempre quella: alla vecchia nomenclatura non piace l’atteggiamento decisionista e accentratore di Renzi, che sembra ascoltare i consigli solo dei suoi fedelissimi.
Molte riforme proposte o varate dal governo non trovano l’approvazione da parte della minoranza, che è poi composta per la gran parte dai senatori democrat. A partire dal Job Act ches, secondo Bersani, “si pone fuori dall’ordinamento perché mette il lavoratore in un rapporto di forze pre-anni 70”. Ma sbagliate sono, per l’ex leader, anche italicum e riforma costituzionale, il cui combinato, ha detto, “rompe l’equilibrio democratico. Se la riforma della Costituzione va avanti così io non accetterò mai di votare la legge elettorale”.
“Non capisco la polemica di queste ore sulle riunioni di domani (oggi ndr) al Pd – è stata la replica di Renzi – il nostro è un Partito Democratico, nel nome ma anche nelle scelte e nel metodo. Tutte le principali decisioni di questi 15 mesi sono state discusse e votate negli organismi di partito: dal Jobs Act fino alle riforme costituzionali, dalla legge elettorale alle misure sulla Legge di stabilità. Abbiamo organizzato iniziative su scuola, politica estera, Europa, forma partito, sociale, enti locali e molto altro”. Per il premier partecipare agli incontri è molto importante perché “sul piano esterno, abbiamo delicati dossier aperti, a cominciare dalla crisi libica. Sul piano interno, proprio mentre costruiamo le condizioni della ripresa, una nuova destra di stampo populista europeo prova a sfidare il Pd. Non abbiamo tempo da perdere, non sprechiamo neanche un minuto in polemiche sterili. Al lavoro, per ridare speranza e fiducia all’Italia”. Renzi si è detto dunque stupito da chi “gioca la carta della polemica interna. Il nostro popolo, quello che ci vota alle primarie e che, dopo tante sconfitte, ci ha dato il 41% per cambiare l’Europa e l’Italia, non si merita polemiche ingiustificate persino sugli orari e sulle modalità di convocazione di questi incontri informali”