Renato Schifani si dimette da capogruppo al Senato di Ncd in polemica con il suo partito. A guidare il gruppo ora sarà il vice Luigi Marino e Schifani garantisce che non voterà mai in dissenso, finché resterà in Ap. Ma sono pesanti come pietre le parole che usa, in una lettera di 4 pagine ai colleghi senatori, per spiegare le ragioni delle sue dimissioni, per correttezza anticipate al leader di Ap. L’impegno a costruire un nuovo centrodestra nel solco del Ppe “è stato via via nel tempo disatteso”, dice. Peggio: “non è stato onorato”, sostenendo il governo Renzi “senza un minimo accordo preventivo di programma”, con la linea “fallimentare” di alleanze variabili alle amministrative, con la promessa di un “tagliando di governo” mille volte rinviato. Fino a rendere necessaria “una scelta di coerenza” che Schifani ad Alfano aveva già annunciato nello scorso gennaio e che oggi affronta con l’orgoglio di consegnare un gruppo “in ottima salute”, mai complice di “imboscate” al governo, fino al sì compatto al ddl sugli enti locali.
Ma Schifani si slega le mani, giudica senza più “spazio temporale e politico” il progetto neocentrista di Alfano, a suo giudizio non chiaro nella proposta progettuale e nella collocazione identitaria. “Un mero tentativo di tenere in vita un gruppo parlamentare sotto l’egida di un futuro ambiguo, di una formazione politica tutta da costruire su iniziative ed idee che non provengono dal territorio, ma da stanze di palazzo”, è l’epitaffio di Schifani. Quanto al futuro, resta da capire se seguiranno Schifani i diversi esponenti altrettanto critici, da Formigoni a Sacconi ad Esposito. E su quale percorso (il No al referendum, le critiche all’Italicum, il cosiddetto ‘modello Milano’) i malpancisti costruiranno un nuovo cammino.
Di certo Schifani trova il modo per ricordare di essere stato “costretto con dolore a lasciare Silvio Berlusconi”, di aver assistito “con disagio” negli anni alle dichiarazioni contro il Cavaliere di esponenti di partito e governo eletti sotto il simbolo di Forza Italia. E di aver “sempre mantenuto rapporti cordiali con i colleghi di Fi, con la barra ferma a centrodestra”. Per ora dunque Schifani resta in Ncd. “Poi si vedrà…”, dice lasciando immaginare che quel ‘poi’ non è così lontano.