Suona come un avviso ai naviganti il monito lanciato da Carlo Calenda durante la sua intervista a 'Radio Capital', durante la quale ha spiegato le motivazioni della cancellazione della cena a quattro che, in teoria, sarebbe dovuta servire a far quadrare le posizioni dei leader dem. E l'ex ministro, nell'illustrare il quadro generale che sta rendendo assai difficile la vita al Nazareno, spiega che ai dirigenti non importa di perdere le elezioni europee (e quelle regionali), concentrati come sono all'imminente Congresso: “Sta diventando un posto in cui l'unico segretario che si dovrebbe candidare ĆØ il presidente dell'associazione di psichiatria”. E su Twitter rincara la dose: “Per me lāunico prossimo passo ĆØ portare a cena i miei figli. Pizza, Chinotto e insalata (per me). E archiviamo cosƬ la cena delle beffe”.
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Il caso Renzi
Un'uscita a vuoto la famosa cena chiarificatrice che pure, inizialmente, sembrava davvero l'opportunitĆ giusta per mostrare quantomeno un minimo di unitĆ di intenti sul futuro del Partito democratico con altri leader della vecchia guardia, come Renzi, Minniti e Gentiloni. Niente di tutto questo, Calenda se ne rammarica e avverte: “Sono convinto – ha detto a 'Circo Massimo'Ā – che alle prossime europee non ci debba essere il Pd. Serve un fronte repubblicano, progressista, che recuperi la parte di parte di classe dirigente locale e nazionale capace ma che spazzi via un partito che ha come unico obiettivo quello di spartirsi una torta sempre piĆ¹ piccola tra dirigenti che sono usurati, che pensano solo a questo dalla mattina alla sera”. Sul rapporto con gli ex colleghi di esecutivo, perĆ², spiega che con almeno due di loroĀ “parla continuamente”. Sul terzo elemento la situazione ĆØ diversa: “Nel Pd c'ĆØ un'entitĆ , che si chiama Renzi, che non si capisce cosa voglia fare e che va avanti per conto suo. E' una roba un pĆ² singolare. E' stato un presidente del Consiglio che all'inizio aveva veramente voglia di cambiare l'Italia e che ha fatto cose buone. E' un grosso peccato”.
Impasse destabilizzante
Saltato il tavolo (non “la tavola”, come spiegato da un utente su Twitter in risposta a Calenda), la situazione in casa dem comincia davvero a essere precaria. Domenica scorsa, il segretario Martina aveva annunciato che il Congresso sarebbe stato fatto e che le primarie si sarebbero svolte a gennaio, scongiurando gli spettri della rifondazione paventati da Orfini e i dubbi sulla reale volontĆ di riunirsi avanzati da Zingaretti. Ora, perĆ², lo scenario appare decisamente piĆ¹ fragile e non solo da un punto di vista interno: “L'unica cosa che vuole fare il Pd in questo momento – ha concluso Calenda –Ā ĆØ una resa dei conti fra renziani e antirenziani in vista di un congresso che doveva esserci, per me, settimane fa, e tutto sarĆ paralizzato in questa cosa di cui al Paese non frega nulla. Nel frattempo, l'opposizione si fa in ordine sparso”.