Forte della conquista della Liguria il centrodestra promette battaglia al governo Renzi. E’ Renato Brunetta a farsi portavoce degli intenti bellicosi di Forza Italia, ridimensionata dalle Regionali ma sempre leader della coalizione antagonista dell’esecutivo. “Tempi duri per le riforme di Renzi, sia per la riforma costituzionale del bicameralismo paritario – ha detto il capogruppo azzurro a Montecitorio – che ormai pare non la voglia più nessuno, che per l’Italicum”. Secondo Brunetta “sulla nuova legge elettorale un esponente della maggioranza come Quagliariello dice: ‘non va più bene’. E non va più bene perché il Pd non è più al 40%, ha perso due milioni di voti Non va più bene perché non è possibile che al ballottaggio vadano due liste sotto il 25%, sarebbe una follia”.
L’ex ministro è sicuro, in Senato per Renzi “si sta aprendo un Vietnam. A questo aggiungiamo la riforma della scuola, che una parte consistente del gruppo del Partito democratico ha dichiarato di non volere. Vietnam al quadrato. Queste elezioni, la democrazia che non piace a Renzi, spazzeranno via il premier e si comincerà proprio nelle prossime settimane a Palazzo Madama, sia sulla riforma costituzionale che sulla riforma della scuola. Ne vedremo delle belle. Noi, ovviamente, all’opposizione. Renzi a casa”.
Brunetta ridimensiona anche i dati ottimistici su lavoro e Pil che vengono da Istat e Ocse. “All’alba di un nuovo giorno e dopo il pesante passaggio elettorale, il presidente Renzi si risveglia con più confortanti dati del mercato del lavoro – spiega -. Il gap che ci divide dalle locomotive europee, però, rimane elevato. Guardiamo i dati di oggi ed esaminiamo la disoccupazione: l’Istat certifica che il tasso di disoccupazione è al 12,4%, in leggera diminuzione; così come il numero di disoccupati. Ma in Germania il tasso di disoccupazione uscito ieri è al 6,3% e nel Regno Unito siamo sotto quella soglia. Poco da rallegrarsi, quindi”. Il capogruppo azzurro dice che “l’occupazione sale e anche con un balzo considerevole: più 159 mila in un mese. Un risultato importante, ma dopo tutti gli incentivi offerti. E si tratta di mera redistribuzione e non di nuovi posti creati. Inoltre siamo ancora con un tasso di occupazione di appena il 56%: certamente non una società attiva. E rimane ancora l’interrogativo di come copriremo gli incentivi nel 2016”.