“I leopoldini possono risparmiarsi il fiato, vanno già fuori parte dei nostri. Io sto cercando di tenerli dentro, ma se il segretario dice fuori fuori bisognerà rassegnarsi. Ho provato una grande amarezza”. Pierluigi Bersani ha commentato così a Palermo i cori di ieri alla Leopolda (con i sostenitori di Renzi che lo invitavano ad andarsene). “Mentre i leopoldini urlavano fuori fuori, a Monfalcone, da sempre carne nostra, abbiamo preso batosta storica dalla Lega perché molti dei nostri non hanno votato – ha detto l’ex segretario -. Io non c’ho dormito, non so altri”. Bersani vede “un partito che sta camminando su due gambe, l’arroganza e la sudditanza. Cosi non si va da nessuna parte. Io non voglio niente se non parlare”.
Nel Pd, ha spiegato, ci vogliono “libertà, autonomia, schiena dritta, pensiero, democrazia: non chi vuole arroganza e sudditanza. Mi impressiona che tutti gli altri stiano zitti. Sul tema della Costituzione non esiste una disciplina di partito. Questa storia che il Pd fa tutto da solo si sta dimostrando debole, abbiamo perso tutti i ballottaggi. Bisogna costruire un area ulivista di centrosinistra, il Pd deve essere una infrastruttura non può essere il pigliatutto con la logica de comando”.
Il segretario, ha aggiunto, “deve dare indicazione poi ognuno sceglie con propria testa. Un partito che è al governo e ha la maggioranza in Parlamento e pone la fiducia sull’Italicum non può certo cavarsela con un foglietto fumoso. Penso che Renzi voglia tenersi mano libere, altrimenti ci sarebbe stato qualcosa di serio. Il ‘no’ al referendum è un modo per far saltare l’Italicum, il resto sono chiacchiere. Su quel foglietto c’è scritto stai sereno, ma io voto no”. Bersani si è detto preoccupato dall’incrocio “tra il referendum e l’Italicum, con un ‘governo del capo’ e parte del Parlamento nominato. Non sto parlando di noccioline. Non posso tollerare questo rischio con conseguenze gravissime, mi spiace. Al congresso del Pd porrò il problema della separazione della leadership del partito con la guida del governo”.
Bersani, infine, ha bollato come una “miseria umana” l’eventuale esclusione dalle liste elettorali del Pd degli esponenti della minoranza dissidenti con la linea del Sì in caso di vittoria del No al referendum costituzionale.