Nonostante il via libera concesso non più tardi di un paio di giorni fa, Silvio Berlusconi non sembra particolarmente entusiasta all'idea di un esecutivo formato dall'asse Lega-M5s. E non tanto per la decisione dell'alleato Salvini di seguire la strada dell'intesa con l'avversario Di Maio, quanto per un'incertezza di fondo che, ancora oggi, lascia l'ex premier in uno stato di stallo sulla possibilità di votare o meno la fiducia a un potenziale governo scaturito dall'accordo fra i due: “Spero che Salvini e Di Maio non vadano avanti perché metteranno la patrimoniale”, ha detto Berlusconi ai cronisti, durnate la sua visita alla mostra-mercato dell'antiquariato a Milano. Ma, nonostante questo, si astiene dal definire il leader del Carroccio come un traditore: “Non lo è. Vediamo come va”.
Meloni vs Di Maio
Ma non solo Berlusconi. Sulla questione calda è intervenuta anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, a colloquio con Luigi Di Maio per oltre un'ora a Montecitorio. Il capo politico dei pentastellati ha sostenuto di averle “spiegato le ragioni dell'esclusione dal contratto”, mentre l'ex ministro ha affermato come Di Maio volesse “un sì di Fratelli d'Italia alla sua premiership o a quella di un esponente M5s”. Fonti grilline, all'Ansa, hanno affermato che il leader pentastellato non ha mai chiesto sostegno a Meloni. Ma, al di là delle varie versioni (la leader di FdI ha spiegato che il suo partito “non potrebbe mai far parte di un governo a guida grillina e che anzi abbiamo vincolato ogni nostra decisione proprio a una premiership rispettosa degli italiani che ci hanno votato”), il dato certo è che il terzo tassello del Centrodestra non farà parte del nuovo esecutivo.
Bernini: “Opposizione costruttiva”
Nel frattempo, in casa Forza Italia la situazione resta piuttosto ambigua. Il via libera di Berlusconi ha prodotto sostanzialmente due correnti di pensiero: da una parte un'ala sostenitrice dell'opposizione, dall'altra una posizione più “morbida” che preveda l'annunciato approccio di “astensione benevola”, del quale aveva parlato lo stesso ex premier. Più o meno la stessa linea percorsa dalla capogruppo azzurra al Senato, Anna Maria Bernini: “Il nuovo governo, se nasce, non ci appartiene. Berlusconi con lungimiranza ha voluto sbloccare lo stallo politico ma il suo partito farà in Parlamento un'opposizione costruttiva, anche se mai preconcetta”. A ogni modo, le vere linee strategiche saranno definibili solo dopo il vertice di Milano, durante il quale si cercherà di far venire fuori il nome del premier. Al momento, però, l'intesa pare lontana.