E'cominciato alle 6 di questa mattina lo sciopero di 48 ore (fino alle 6 di venerdì 8 novembre) dei benzinai indetto da Faib Confesercenti con la chiusura degli impianti stradali e autostradali. Oggi è in programma anche una manifestazione in piazza del Parlamento, a Roma. I distributori di carburanti resteranno chiusi – come ricorda la Confesercenti – “contro la politica fiscale del governo e contro la negazione dei diritti ad una categoria allo stremo. Lo sciopero è attuato su tutto il territorio nazionale ed è stato promosso dalle organizzazioni di categoria Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio”. Le federazioni di categoria assicurano comunque i servizi minimi di garanzia.
La protesta
In una nota, la Confesercenti ha fatto sapere che la protesta è rivolta innanzitutto “nei confronti del governo, che sta gravando – con adempimenti inutili e cervellotici – su l'intera categoria con provvedimenti che vanno: dalla fatturazione elettronica, ai registratori di cassa telematici (anche per fatturati di 2 mila euro/anno); dalla rimodulazione dell'indice sintetico di affidabilità fiscale (Isa) irraggiungibile per i gestori, all'introduzione di documenti di trasporto (Das) e modalità di registrazione giornaliera in formato elettronico; dall'invio dei corrispettivi giornalieri in formato elettronico fino al gravame fiscale e contributivo per i gestori che non ricevono – in tempo – da fornitori e agenzia delle entrate i documenti necessari per la loro contabilità”. Il governo inoltre, spiega la Confesercenti nel comunicato, si accinge a varare una miriade di provvedimenti senza aver valutato l'impatto sulla categoria che ha comunque dato la sua disponibilità a lavorare su provvedimenti oggettivi, assunti nell'interesse della collettività e però non contro i gestori. La protesta è infine rivolta nei confronti “tanto delle compagnie petrolifere quanto di quella miriade di soggetti – molti dei quali operatori border line – diventati titolari di impianti – che fanno strame dei contratti e delle leggi nel più assoluto silenzio della pubblica amministrazione che assiste allo scempio nel più colpevole dei silenzi che realizzano quell'abuso di dipendenza economica cui il gestore è costretto per non soccombere. E come se non bastasse, a tutto questo si somma il rifiuto a rinnovare gli accordi economici ampiamente scaduti negando persino il riconoscimento dei maggiori costi di gestione scaricati in capo ai gestori”.