E'arrivata dall'avvocato Davide Steccanella la richiesta di commutazione della pena dall'ergastolo a trent'anni di reclusione per Cesare Battisti. L'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac), arrestato a gennaio in Bolivia ed estradato in Italia dopo 30 anni di latitanza, è stato condannato per 4 omicidi risalenti agli anni 70 e, dopo un lunghissimo periodo trascorso all'estero e un contenzioso di lunga data per riportarlo in Italia, ha depositato tramite il suo legale un'istanza alla Corte d'Assise d'Appello di Milano per cancellare il carcere a vita e ottenere 30 anni: la richiesta, tramite un incidente di esecuzione, è di applicare gli accordi di estradizione dal Brasile che, appunto, prevedono trent'anni e non l'ergastolo.
La questione Battisti
La vicenda Battisti è roba di nemmeno un mese fa ma, ora come ora, sembra già consegnata alla storia. Dopo l'arresto avvenuto a Santa Cruz, in Bolivia, lo scorso 13 gennaio, l'ex terrorista è stato estradato in Italia, chiudendo una querelle lunga decenni prima con la Francia, poi proprio con il Brasile, dove aveva ricevuto nel 2007 il domicilio permanente da parte dell'allora presidente Lula che, inoltre, aveva negato la richiesta di estradizione. Richiesta che era stata firmata invece dal suo secondo successore (dopo Dilma Rousseff) Michel Temer, praticamente come ultimo atto della sua amministrazione. L'iter era poi stato completato da Jair Bolsonaro, neo-insediato a Planalto e già prodigo di promesse a riguardo anche prima di insediarsi alla presidenza del Paese.
I casi “francesi”
Ma il caso Battisti aveva riaperto anche una vecchia frattura tra Italia e Francia, dove Battisti era rimasto a lungo sotto l'ala della cosiddetta Dottrina Mitterrand, latrice di ampie concessioni ai latitanti stranieri presenti Oltralpe. Qualche giorno fa, era arrivata la notizia della possibile riapertura dei dossier sulle estradizioni richieste dall'Italia nei confronti di 15 ex terroristi, perlopiù visto lo scarso peso che ha oggi quel tipo di politica. Una delegazione italiana è partita per Parigi circa una settimana fa, proprio per discutere in modo approfondito dei diversi casi relativi agli ex terroristi degli Anni di piombo. Ottimista il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: “Dopo tanti anni, con la Francia si è aperto un canale importante, che ora si intensifica”.