Lo Stato italiano elargirebbe la pensione a cittadini della ex Jugoslavia, alcuni dei quali, militanti tra le fila partigiane, artefici della persecuzione anti-italiana e degli infoibamenti. La questione è dibattuta da anni. Già nel 2000 due senatori di Alleanza Nazionale, Antonio Serena e Paolo Danieli, presentarono un'interrogazione parlamentare in proposito. Secondo i calcoli fatti all'epoca dai due senatori aennini, la spesa dell'ente di previdenza sociale per i cittadini dell'ex Jugoslavia sarebbe di circa 200miliardi di vecchie lire l'anno. Ora se ne torna a parlare.
La nuova interrogazione parlamentare
“Revocare con effetto immediato le centinaia di pensioni corrisposte a cittadini dell'ex-Jugoslavia corrisposte esclusivamente in relazione alla loro attività bellica nel periodo 8 settembre 1943-10 febbraio 1947, con riserva di richiedere la restituzione degli importi finora versati secondo i termini di prescrizione di legge riguardanti le pensioni, ritenendo nullo l'acordo Italia-Jugoslavia del 1957″, si legge nel testo presentato alla Camera dal deputato di Fratelli d'Italia, Federico Mollicone insieme a Walter Rizzetto (anche lui FdI) e a Guido Germano Pettarin (FI) e anticipata dall'agenzia Adnkronos. “Non è moralmente e politicamente accettabile che lo Stato italiano continui a erogare, tramite l'Inps, pensioni a personaggi non più cittadini italiani ritenuti corresponsabili di efferati delitti a danno di cittadini italiani inermi e incolpevoli, e comunque non meritevoli per azioni effettuate a favore e a sostegno dell'Italia”, scrivono i deputati di centrodestra, “Come appare del tutto incongruente proseguire nell'applicazione di tale accordo considerato sia la mutata situazione politica della ex-Jugoslavia a seguito del suo dissolvimento e la costituzione di molteplici Stati autonomi”.
“Revocare l'onorificenza a Tito”
Nei giorni scorsi la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, in un'intervista a La Verità aveva annunciato di voler intraprendere una battaglia parlamentare per far revocare l'onorificenza che lo Stato italiano concesse al maresciallo Tito, presidente della Jugoslavia ai tempi degli infoibamenti degli italiani. “Se l'Italia ha istituito il 10 febbraio come Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata è sicuramente merito della destra e dal ruolo fondamentale giocato dalle organizzazioni giovanili di Alleanza Nazionale. La legge fu votata da quasi tutto il Parlamento. Tranne che dagli eredi del comunismo. Evidentemente si sentivano, e si sentono, ancora vicini a quei criminali. Ora è necessario revocare l’onorificenza che ancora è concessa a Tito. In Parlamento c’è una nostra proposta di legge”.