Tra il 2016 e il 2017 si è registrato un vero e proprio boom di operazioni sospette (oltre 100 mila che salgono a 150 se si considerano anche quelle tentate) per un controvalore di 88 miliardi. Lo riferisce l’Unità di informazione finanziaria (Uif), istituita presso la Banca d’Italia e deputata a prevenire i rischi di reati che vanno dal riciclaggio fino al finanziamento al terrorismo. Proprio in quest’ultimo campo le segnalazioni sono più che raddoppiate e sei volte superiori nel confronto con il 2014: nel 2016 se ne sono contate 741 mentre nei primi tre mesi del 2017 sono già 209.
Si tratta di numeri “enormi”, ha sottolineato il direttore dell’Unità di informazione finanziaria Claudio Clemente, spiegando che oltre il 90% è stato giudicato “interessante” dal Nucleo speciale di Polizia valutaria. Sul fronte della lotta al terrorismo la Uif, grazie alla partecipazione al gruppo Egemont, formato dalle Financial intelligence unit di 150 Paesi, l’organismo italiano ha verificato la presenza o meno negli archivi di alcuni gruppi bancari di oltre “38 mila persone sospettate di appartenere o supportare l’Isil”.
Si tratta di risultati “di grande rilievo” hanno commentato sia il governatore, Ignazio Visco, sia il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Il titolare di via XX settembre ha sottolineato anche la “sensibilità in forte crescita del settore privato, motore dell’aumento” delle segnalazioni e i “primi segni di seria collaborazione da parte dei professionisti”. Mentre il governatore ha evidenziato anche come sia diventato “particolarmente intenso e proficuo” il dialogo con gli organi investigativi e l’autorità giudiziaria, ricordando che “delle 84.000 segnalazioni esaminate dagli Organi delle indagini (sulle oltre 100.000 analizzate e trasmesse dall’Unità), circa 60.000 hanno richiesto l’avvio di indagini a seguito della rilevazione di indizi di reato o di altri illeciti; più di 7.000 sono confluite in procedimenti penali”.
In aumento del 22,3%, secondo i dati del rapporto, anche le segnalazioni antiriciclaggio dovute anche alle circa 21mila legate alle adesioni alla voluntary disclosure. Sempre scarsa, invece, la collaborazione della Pa che potrebbe avere, secondo Clemente, un ruolo importante proprio sul fronte del riciclaggio. I Comuni, cita ad esempio Clemente, hanno a disposizione una ricca messe di dati in grado, se ben utilizzati bene, di far scattare il campanello d’allarme.