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Aumentano le pene per la corruzione ma la legge è in alto mare

Il giro di vite sulla corruzione è a un passo. Il governo, in commissione Giustizia del Senato, ha infatti ottenuto l’aumento delle pene per i pubblici ufficiali che si macchiano di questo reato. Le nuove norme prevedono un minimo di 6 e un massimo di dieci anni; un risultato “importante, ottenuto con fatica” secondo il capogruppo pd in commissione, Giuseppe Lumia. Ma mentre la fisionomia del testo diventa sempre più concreta si rallenta sull’esame, che slitta a martedì prossima, “verrà presentato direttamente in Aula” commenta un senatore di maggioranza. Ma la bozza non trova d’accordo tutti i partiti, secondo l’azzurro Francesco Nitto Palma, l’emendamento appena approvato introduce nel sistema elementi “di irrazionalità”.

Ad esempio, ha spiegato, la “pena per la corruzione semplice diventerebbe più rilevante rispetto a quella per la corruzione in atti giudiziari”. E, ancora, la sanzione minima di sei anni di carcere prevista per un pubblico ufficiale corrotto sarebbe inferiore di solo un anno a quella per tentato omicidio. Una evidente sproporzione per Forza Italia. “Se il governo, invece di procedere per spot, ci avesse pensato prima, sarebbe stato meglio – ha insistito Palma -quando s’interviene sul codice penale lo si deve fare con ragionevolezza, non per fare propaganda”.

La questione non è di poco conto, visto che la futura legge rischia di cozzare con il principio di “ragionevolezza”. Così il relatore Nico D’Ascola (Ncd) promette di presentare un emendamento correttivo: “Il problema – dice – è di natura tecnica e riguarda anche i massimi della pena, che devono essere correlati alla gravità del reato”. Insomma il problema c’è tutto. Lumia ha assicurato che verranno trovati “accorgimenti tecnici per rendere il ddl proporzionato e sistematico, tuttavia – ha avvertito – indietro non si può tornare perché la corruzione dilania la spesa pubblica, il rapporto di fiducia con i cittadini e le nuove generazioni, blocca la crescita economica e rende poco competitivo il Paese”. Certo, resta aperta la questione sul falso in bilancio”.

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