C'è il sospetto che alcuni autombilisti possano essere stati vittime di discriminazione da parte di Telepass perché volevano pagare il casello autostradale facendosi addebitare il pedaggio su un conto corrente aperto all'estero. Per far chiarezza su questo aspetto, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato lo scorso 18 settembre ha avviato un procedimento nei confronti di Telepass spa, la società di Autostrade per l'Italia all'interno del gruppo Atlantia che si occupa della riscossione. L'azienda italiana infatti, secondo gli elementi raccolti dall'Antitrust, non consentirebbe di usufruire del servizio per pagare al casello a chi ha un conto corrente domiciliato al di fuori del nostro Paese. Nella sua replica, Telepass parla di un numero ristretto di casi, dovuti non alla pratica dell'”iban discrimination” ma all'impossibilità di ricondurre il cliente al conto. Dice la sua anche il il presidente dell'Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona: “È un controsenso. Telepass ha l'obiettivo di far pagare senza contanti e velocizzare le code”.
Una possibile violazione
L'Authority ha notificato alla società l'avvio del procedimento lunedì 23 settembre, durante le ispezioni coordinate insieme al Nucleo antitrust della Guardia di Finanza. L'ipotesi è che si tratti di “iban discrimination”, cioè la penalizzazione nei confronti dei clienti con conti correnti all'estero. In una nota l'Antitrust parla di una “possibile violazione della disciplina di derivazione comunitaria che vieta di impedire o applicare condizioni diverse ai consumatori che intendano pagare attraverso domiciliazione su conti correnti esteri, la cosiddetta 'Iban discrimination'“. Nel comunicato il Garante della concorrenza e del mercato spiega che in base agli elementi raccolti – “segnalazioni, rilevazioni sul sito e informazioni fornite dallo stesso professionista” – sarebbe emersa l'impossibilità di pagare col Telepass in autostrada se si ricorre a “un conto corrente estero”. Questo costituirebbe, prosegue l'Antitrust, una “violazione delle norme” italiane che recepiscono il Regolamento europeo 260/2012, il cui obiettivo è la nascita di un mercato integrato dei pagamenti elettronici con la moneta unica.
Pochi casi
“Mai adottato alcuna 'iban discrimination', migliaia di clienti risiedono e hanno conti correnti in Paesi europei fuori dall'Italia e siamo il principale sistema di tele-pedaggio attivo in 13 stati europei”, è la risposta dell'azienda collegata ad Aspi all'uscita della notizia dell'istruttoria dell'Antitrust. La società spiega che il numero di clienti coinvolti nel procedimento è limitato da una decina di persone “negli ultimi due anni su un totale di sei milioni di utenti” e illustra come si svolgono le pratiche di identificazione dei nuovi clienti online. Telepass chiede “garanzie di riconoscimento” alle banche dove sono aperti i conti con cui si vorrebbe pagare il pedaggio. Quando le risposte ottenute non risultano soddisfacenti per i criteri dell'azienda, il servizio non si attiva. Queste procedure, spiega la società, sono a tutela dei consumatori per evitare che “chiunque possa aprire contratti indicando in modo illecito Iban di terze persone”. Telepass dichiara inoltre di aver attivato servizi alternativi, come “Go By Telepass” per consentire l'identificazione del cliente con la sua carta di credito. Sarebbero in corso sperimentazioni su ulteriori modalità, comunica l'azienda, come il “selfie dinamico” e il “penny check”.
Consumatori
Al presidente della più antica associazione italiana dei consumatori Massimiliano Dona una cosa del genere sebra una vera e propria contraddizione tra la teoria e la pratica del mercato. “Telepass ha l'obiettivo di far pagare senza ricorrere ai contanti e velocizzare le code, è un controsenso che non si può attivare solo perché ci si domicilia su conti esteri”. E aggiunge: “Il principio della libera circolazione dei capitali, la moneta unica, evidentemente non hanno avuto effetti pratici per quelli di Telepass”.