Non sono bastate oltre tre ore di riunione ieri sera a Palazzo Chigi per dirimere gli ultimi aspetti della Manovra. Fonti governative riferiscono che manca ancora un'intesa tra M5s e Lega sulla “pace fiscale“. Assenti sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini, c'era invece il ministro dell'Economia Giovanni Tria, non sarebbe emersa una soluzione condivisa su uno dei nodi principali del decreto fiscale, atteso oggi in Consiglio dei ministri. Sarà dunque un nuovo vertice politico, atteso stamattina, con il premier Giuseppe Conte e i due vicepremier a dover trovare la sintesi.
Per i pentastellati – come riferisce l'Ansa – il concetto di pace fiscale non può minimamente confondersi con quello di condono. La linea accettabile per il Movimento è quella del ravvedimento operoso, strumento già esistente, che prevede sanzioni e interessi ridotti in caso di errori o omissioni nei versamenti. La soluzione potrebbe essere rafforzarlo, ampliandone le modalità e la validità temporale. La Lega punta però più in alto, non al ravvedimento ma alla dichiarazione integrativa, considerata inaccettabile dai 5S. Per venire incontro ai pentastellati, si è cercato di alzare al 25% (e non più il 15%) la percentuale da pagare sul debito totale. Sempre che si riesca a trovare un'intesa sulla soglia anche di questo importo: 500mila euro, 200mila o 100mila. Sul tavolo c'è poi anche il problema, tutt'altro che indifferente agli occhi dei pentastellati, dell'emersione dei contanti. Tema di cui si è parlato finora meno, ma che, secondo quanto si apprende, sarebbe ancora tra quelli sponsorizzati dalla Lega.