La lunga attesa è finita. Ha visto la furia del sedicente stato islamico con i suoi occhi di bambino, poi ha toccato con mano la “prigionia” del campo profughi ad Al Hol, in Siria. Ora Alvin, che ha 11 anni, può gettarsi la sofferenza alle spalle, riabbracciando il papà Afrim.
Ritrovato solo
L'epopea di Alvin, di origine albanese ma residente in Italia, è iniziata nel dicembre 2004, quando la madre, affiliatasi al fondamentalismo islamico, lo ha portato con sé in Siria, nel cuore del califfato nero. Un viaggio apparentemente senza ritorno, visto che il piccolo ha assistito alle morti di miliziani ed innocenti, finanche a quella della stessa madre, che avrebbe perso la vita in un'esplosione. Rimasto solo, il piccolo è stato trasferito nel campo profughi di Al Hol, nel nord-est della Siria, dove vivono in condizioni precarie diversi miliziani fondamentalisti ed il rischio di radicalizzarsi, nonostante la sconfitta graduale del sedicente stato islamico, è molto alto. Nel 2016, grazie al reporter Luigi Pelazza, il team de Le Iene, su sollecitazione del padre Afrim si mette alla ricerca delle sue tracce. Fino a quel momento, il padre ha condensato il ricordo di suo figlio in una manciata di fotografie. Poi l'attesa finisce e i due, finalmente, si riabbracciano. Questa mattina alle ore 7:00 è giunto a Roma Fiumicino l'areo con a bordo il bimbo.
“Libero di poter giocare”
“Il ritorno a casa del bambino è una di quelle notizie che ti riempiono il cuore. Il piccolo albanese, da anni in un campo profughi in Siria, nelle prossime ore potrà finalmente essere riabbracciato dal padre che lo attende in Italia. Per questo rivolgo un sentito ringraziamento a tutte le autorità italiane e albanesi, alle organizzazioni umanitarie, a quanti hanno collaborato per questa operazione complessa, in un teatro difficile come quello siriano. Un grazie anche a quei media che hanno acceso i riflettori sulla storia del piccolo” ha detto ieri il premier Giuseppe Conte, come riferisce l'Ansa. “Il Governo italiano ha fatto tutto il possibile per la sua liberazione. Ho seguito personalmente l'evolversi della vicenda, costantemente informato e in contatto con il primo ministro albanese Edi Rama. Uno straordinario successo non solo della diplomazia ma soprattutto della cooperazione internazionale, grazie al prezioso ruolo svolto dalla Croce Rossa italiana e Mezzaluna Rossa e all'intervento determinante di reparti speciali di polizia e carabinieri – ha aggiunto – […]. Il peggio per lui è ormai alle spalle, tra poche ore sarà libero. Libero di poter vivere la sua infanzia, di poter tornare a giocare, di immaginare e costruire il proprio futuro. Senza costrizioni e lontano dalle bombe dalle guerre, dai fanatismi” ha infine concluso il premier.