Sarà un Natale blindato quello che ci apprestiamo a vivere. Dopo la strage di Berlino il Viminale ha, infatti, rafforzato le misure di sicurezza per evitare attacchi. Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha riunito il Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa) con i vertici delle forze di polizia e dei servizi d’intelligence. E il premier Paolo Gentiloni ha incontrato a Palazzo Chigi i tre direttori delle agenzie di intelligence, Alessandro Pansa (Dis), Mario Parente (Aisi) e Alberto Manenti (Aise). Con la nomina di Minniti all’Interno, Gentiloni ha per ora mantenuto le deleghe agli 007 ed ha fatto con i direttori il punto sulla situazione, anche alla luce di Berlino.
Escluso qualsiasi legame tra l’attentato e il nostro Paese – il camion che ha fatto strage è uscito dall’Italia il 16 dicembre, 3 giorni prima di seminare morte a Berlino – ed avuta la conferma dagli 007 che non vi sono segnali specifici di allarme riguardanti l’Italia, al Viminale ci si è concentrati su un’analisi più generale della situazione e sulle misure da attuare, con particolare attenzione al rischio di gesti emulativi. “L’attività di prevenzione è al massimo – dice una qualificata fonte che era al tavolo – ma è impossibile prevedere la prossima mossa, il prossimo obiettivo. Così come è impensabile riuscire ad ipotizzare ogni scenario di attacco. Oggi hanno utilizzato un camion, come a Nizza, ma nessuno esclude che domani possano decidere di usare le auto. Dunque possiamo solo alzare tutte le antenne e mettere in campo le forze migliori, sapendo che i rischi rimarranno”.
Al termine della riunione si è deciso che il Comitato rimarrà convocato in seduta permanente, per valutare nell’immediato ogni segnalazione, ed è stata inviata a prefetti e questori una Circolare con la quale si chiede di rafforzare i controlli nelle aree di maggior afflusso di persone. “In attesa degli esiti investigativi” sulla dinamica e “non potendosi escludere anche il compimento di atti emulativi”, si legge nel documento, si prega di “voler intensificare le misure di vigilanza e sicurezza a protezione degli obiettivi sensibili, segnatamente di quelli istituzionali, religiosi e diplomatico consolari”. Particolare attenzione, inoltre, “dovrà essere riposta verso le aree di maggior afflusso di persone, verso le tradizionali mete interessate dalla presenza di turisti, nonché verso mercati e centri commerciali“.
Proprio per questo, prefetti e questori, dovranno verificare “l’effettiva sussistenza delle condizioni di sicurezza dei luoghi dove si svolgono le iniziative e le attività, valutando l’attuazione di misure di difesa passiva, al fine di prevenire possibili criticità” e, “se del caso, procedere all’adozione di divieti di svolgimento di tali eventi”. Misure che vanno ad integrarsi a quelle già predisposte con la circolare del 5 dicembre scorso e che prevedono dunque la possibilità di posizionare dissuasori, jersey e transenne – “ostacoli fissi”, ha spiegato il prefetto di Milano Alessandro Marangoni, “che non possono essere superati da camion di grosse dimensioni” – ma, anche, di vietare lo svolgimento delle manifestazioni qualora non sia possibile garantire la maggior sicurezza possibile.
L’azione di Berlino, in ogni caso, non ha colto di sorpresa l’intelligence e l’Antiterrorismo. Lo scenario internazionale si sta infatti da tempo deteriorando, con diversi focolai di rischio, dalla Libia alla Siria, dall’Iraq alla Russia, dall’Egitto all’Africa. In particolare, tutte le analisi sono concordi nel legare all’avanzata della coalizione anti-Isis nel cosiddetto ‘Siraq’, l’accresciuto rischio di reazioni eclatanti in Occidente. La forza del Califfato si fonda infatti sulla propaganda e la narrativa della jihad vincente va assolutamente mantenuta con attentati che riportino il terrore tra gli infedeli, facendo dimenticare le sconfitte sul terreno militare.