“L’Italia è la culla della cristianità e Roma la sede della maggiore autorità cristiana” quindi “sono un obiettivo non secondario” dello Stato islamico, anche se al momento non ci sono “evidenze investigative di progettualità terroristiche nel nostro Paese”. Parola del ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha di fatto alzato l’asticella dell’allarme nella penisola e in particolare nella Capitale, sede della Città del Vaticano.
Dichiarazioni che fanno il paio con quelle rilasciate al Mattino dal vicepresidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica Giuseppe Esposito: “Il Vaticano rappresenta un nemico per gli estremisti islamici – ha detto il numero due del Copasir – non solo la minaccia di un attentato è credibile, ma anche da valutare con molta attenzione in riferimento all’evoluzione di questi mesi”.
Il rischio, come per tutti gli stati occidentali, non sembra tanto rappresentato dall’immigrazione quanto dall’arruolamento di cittadini italiani nelle milizie jihadiste e dalla possibilità che rientrino in patria con l’obbiettivo di colpire obbiettivi sensibili o simbolici. Sul punto Alfano ha fornito alcuni numeri. “Quarantotto persone arruolate all’Isis sono passate dal nostro Paese” ha detto il responsabile del Viminale aggiungendo che due “hanno nazionalità italiana: uno è Giuliano Delnevo, morto nel 2013 in Siria, l’altro è un giovane marocchino naturalizzato che si trova in un altro paese europeo”