Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, è intervenuto oggi al workshop europeo sulla sicurezza stradale, organizzato a Roma presso la Scuola superiore di Polizia ed è ritornato sul tema dell’omicidio stradale: “La tesi di dare l’ergastolo della patente – misura in atto in alcuni Paesi Ue – per chi fa uso abituale di stupefacenti potrebbe essere la strada giusta”. Inoltre “per casi estremi, come per chi si droga o si ubriaca sapendo di dover guidare occorre procedere con l’introduzione dell’omicidio stradale”.
Nell’ambito dei controlli riveste particolare importanza la lotta alla guida sotto l’effetto di stupefacenti, nella quale, dice il ministro, non siamo in grado di “stabilire in presa diretta se vi siano tracce della sostanza nel corpo del guidatore”. E aggiunge: “Chi risulta che sia consumatore abituale di stupefacenti deve essere controllato in maniera straordinaria, perché la patente non diventi una licenza di uccidere”. Le dure misure proposte dal ministro trovano ragione nei dati: “27.700 morti all’anno in Europa: è come se un comune di una certa importanza sparisse dal continente”.
Il numero uno del Viminale precisa però che “il sistema di sicurezza stradale costruito in Italia è all’avanguardia e rappresenta un modello per gli altri Paesi”. Basti pensare che “le morti sulla strada sono in costante riduzione dal 1970”. Tuttavia “finché ci sarà un solo morto in strada, si dovrà fare dei passi in avanti nella sicurezza stradale”. “L’Europa per il 2020 – conclude – ha per obiettivo una ulteriore riduzione del 50% dei morti in strada”.