L'onda del caso Battisti inizia a produrre i suoi effetti sul piano della caccia ai latitanti decennali. Sul tavolo del ministro dell'Interno, infatti, è arrivato un dossier che raccoglie 30 nomi di terroristi degli Anni di piombo, 27 di sinistra e 3 di destra. Un elenco aggiornato, spiegano fonti del Viminale, da Intelligence e Forze dell'ordine rielaborando la precedente lista a seguito dell'arresto dell'ex pac in Bolivia. Quasi la metà degli ex rappresentanti dell'eversione rossa e nera si trovano in Francia: 14 secondo il dossier del vicepremier e, stando a quanto affermato dalle medesime fonti ministeriali, l'Italia sarebbe intenzionata a muovere i primi passi chiedendo la collaborazione dei Paesi che li ospitano, iniziando proprio dalla Francia, allo scopo di assicurare gli ex terroristi alla giustizia italiana.
La Francia della “dottrina Mitterrand”
Non è un caso che il governo italiano intenda iniziare a richiedere la collaborazione degli esecutivi esteri partendo proprio da Parigi: oltralpe, infatti, sono stati molti i latitanti nostrani che, grazie ai dettami della cosiddetta “dottrina Mitterrand” risalente al 1982, vi hanno trovato rifugio. La politica varata dall'allora presidente della Repubblica francese consentiva a tali persone una particolare tutela rispetto alla richiesta d'estrasizione in Italia, a meno che non fossero responsabili di atti diretti contro lo Stato francese e non partecipassero a ulteriori forme di violenza politica. Tra le pratiche avversate dalla dottrina Mitterrand, della quale beneficiò per dieci anni lo stesso Battisti, il cosiddetto “processo in contumacia”, ossia celebrato senza gli imputati. Secondo quanto stabiliva lo stesso Mitterrand, i destinatari del provvedimento erano i latitanti italiani che “hanno rotto i legami con la macchina infernale a cui hanno partecipato, hanno iniziato una seconda fase della loro vita, si sono integrati nella società francese”. Ora, dopo il caso Battisti, sembra che il governo francese (il quale ha abrogato la politica Mitterrand nel 2002) si sia detto disponibile ad aprire colloqui con il governo italiano per valutare eventuali richieste di estradizione.