L’anno giudiziario si è inaugurato, come di consueto, con l’intervento del primo presidente della corte di Cassazione, Giorgio Santacroce. Per superare il momento critico della politica e dell’economia, secondo il rappresentante dei giudici, bisogna rinnovare le istituzioni con riforme serie contro sprechi e disfunzioni. “Si mettano definitivamente da parte risentimenti e recriminazioni fini a se stessi -ha scritto Santacroce nella sua relazione – e si ponga mano finalmente a un rinnovamento delle istituzioni, indicando soluzioni concrete, infondendo speranza e coraggio e alimentando una tensione morale più alta e convincente, capace di mobilitare le menti e i cuori per restituire l’immagine positiva delle istituzioni e della giustizia”. Secondo il numero uno di piazza Cavour questo è il modo migliore per “essere davvero cittadini europei e per raccogliere la sollecitazione forte e coraggiosa che ci viene dalla straordinaria manifestazione di popolo che, nei giorni scorsi, a Parigi ha voluto stringersi attorno alle vittime della barbarie terroristica per difendere ed esaltare il patrimonio di libertà e di diritti fondamentali che connota l’identità e la cultura dell’Europa”.
E’ importante però evitare ogni “soluzione improvvisata”, avverte Santacroce, che vede segnali incoraggianti di “riattivazione di un impulso rinnovatore”. Per i magistrati è fondamentale intervenire sulla macchina giudiziaria, che non dà più certezze ai cittadini. “L’eccessiva durata dei processi è ingiustificabile e non più tollerabile – ha tuonato il massimo esponente della Cassazione – per migliorare le cose non sono sufficienti interventi a costo zero ma servono investimenti in risorse umane e strumentali”. Per sottolineare questo aspetto Santacroce ha portato l’esempio di piazza Cavour, dove la “scopertura dei giudici è di quasi il 22% ed è del 25% quella del personale amministrativo”.
Ma i mali non provengono solo da una politica incapace di affrontare il tema giustizia in modo efficiente. La fiducia dei cittadini nei confronti della giustizia è scemata anche per gli “atteggiamenti della magistratura, la quale non può non interrogarsi sulle sue corresponsabilità”. Il primo presidente della Suprema Corte ha in mente in particolare le “frequenti polemiche e tensioni interne tra magistrati, soprattutto del pubblico ministero”. Ma anche i “collocamenti fuori ruolo non sempre rispondenti a un reale interesse dell’amministrazione della giustizia”. Santacroce ha denunciato anche certe “forme di protagonismo, cadute di stile e improprie esposizioni mediatiche” senza tacere i “particolarismi in seno al Csm”.