Il quantitative easing fa crollare lo spread. Il differenziale tra Btp e Bund scende a 88 punti base, la quota più bassa dal settembre 2008. Un risultato importante, ottenuto grazie alle misure della Bce, operative da lunedì scorso. Il Tesoro ha assegnato tutti i 2,5 miliardi di euro di Btp a tre anni, col tasso al nuovo minimo record dello 0,15%, in discesa dallo 0,44% di febbraio. Venduti anche 3 miliardi di Btp a 7 anni, aprile 2022, con un rendimento in calo allo 0,71% dall’1,23% precedente, e 1,750 miliardi di Btp a 30 anni, settembre 2046, ad un tasso dell’1,86%. In totale Via XX Settembre ha collocato 7,25 miliardi di titoli, target massimo dell’asta odierna. La domanda per il Btp triennale è stata pari a 1,88 volte l’importo offerto rispetto a 1,83 del collocamento precedente, per il titolo a sette anni pari a 1,49 da 1,44 precedente mentre per il Btp a 30 anni il rapporto di copertura è pari a 1,57.
Ma se lo spread esce fuori dalla zona critica dopo due anni la Borsa di Milano rimane ferma. Alla chiusura delle contrattazioni il Ftse Mib ha perso lo 0,11%, mentre il Ftse All Share ha segnato un -0,05%. Si è trattato di una flessione fisiologica dopo l’accelerata di ieri innescata dalle parole di Draghi sul Qe. Male soprattutto il titolo di Generale, crollato al -4,4%. Bene, invece, Banco Popolare che, in virtù della riforma varata dalla Camera ha guadagnato il 2,60%. I conti hanno premiato Azimut (+4,99%), che ha visto l’utile netto consolidato scendere a 92,1 milioni nel 2014 dai 155,7 del 2013. La società ha precisato che il risultato normalizzato, depurato dai costi straordinari prevalentemente dovuti all’accordo con l’Agenzia delle Entrate, ammonta a 174,3 milioni.