Un porto tecnologico a Ivrea, negli stabilimenti della Olivetti, “dove costruire una piattaforma digitale europea, declinata sui big data, l’e-commerce, la logistica, il digital M&C, i motori di ricerca, insomma un settore digitale innovativo e avanzato che può creare valore per le future generazioni, valorizzando dell’Italia non solo i settori dell’enogastronomia, del fashion, del design, della gioielleria e dell’arredo, ma nella sua totalità il brand Made in Italy“. Ne ha parlato la senatrice di Forza Italia Virginia Tiraboschi presentando nella sala “Caduti di Nassiriya” del Senato il progetto “Innovazione digitale all'interno delle Pmi“.
Hub tecnologico
“Non cogliere le potenzialità della tecnologia significa non saper interpretare i prossimi 20-25 anni perché siamo già nell'era post internet – ha spiegato -. E' fondamentale creare questo hub tecnologico a Ivrea che non deve essere 'trasportato' in altri luoghi perché qui esiste ancora lo stabilimento di Adriano Olivetti e lo spirito olivettiano, un fattore che può essere decisivo”.
Quinta rivoluzione industriale
Di fronte a quella che la senatrice azzurra ha definito “la quinta rivoluzione industriale assistiamo a un ritardo della politica, sia nella Ue che in Italia, che invece dovrebbe essere più sensibilizzata su questi temi perché non è possibile che il mondo di Internet e dell'intelligenza artificiale vada a velocità supersoniche mentre la politica è praticamente ferma”.
Intelligenza artificiale
Tiraboschi ha ricordato le parole di Vladimir Putin, secondo cui “chi controllerà l'intelligenza artificiale governerà il mondo”. A maggior ragione, dunque, “sarebbe una follia pensare di uscire dall'Unione europea perché la partita della quinta rivoluzione industriale non potremmo giocarla come singola nazione o finiremmo schiacciati tra Usa e Cina che sono già i players principali sulla scena internazionale“.
Il made in Italy, ha aggiunto la presidente dei senatori azzurri, Anna Maria Bernini, “è fondamentale per il nostro Paese e, dopo Coca Cola e Visa, potrebbe essere il terzo brand nel mondo. La sua valorizzazione è essenziale ma questo governo non sa neppure cosa sia il made in Italy”. Per Maurizio Dallocchio, professore ordinario di Finanza aziendale all'Università Bocconi di Milano “tre sono gli elementi” necessari per valorizzare il made in Italy italiano: “Crescita, formazione e stop ai 'disaiuti' di Stato per cui una piccola o media impresa venga pagata dallo Stato con 180 giorni di ritardo“.