Dopo 34 anni a Banca Intesa si chiude l’era legata a Giovanni Bazoli. Il presidente del principale gruppo bancario italiano sarà sostituito da Gian Maria Gros-Pietro, mentre a lui, come stabilito dal nuovo statuto, andrà la carica, non retribuita, di presidente emerito. Un mandato di tre anni a garanzia della transizione della governance duale da lui architettata dopo la fusione con Sanpaolo.
Un incarico che servirà non soltanto a promuovere le numerose iniziative culturali della banca, come già fatto in questi anni con la creazione delle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala e il restauro dell’abitazione di Alessandro Manzoni; ma anche a fornire consigli al board guidato da Carlo Messina: Bazoli potrà infatti esprimere pareri e partecipare alle riunioni del consiglio, con funzione consultiva, su richiesta del presidente o del consigliere delegato.
Bazoli lascia a Gros-Pietro in eredità la terza banca più grande d’Europa e la prima in Italia per capitalizzazione (oltre 41 miliardi) e per erogazione del credito. Insomma, un gigante al centro dell’economia del Paese con oltre 48 miliardi di euro di nuovi crediti erogati a medio-lungo nell’ultimo esercizio. Negli ultimi anni, però, Bazoli è stato più volte accusato di “eccessivo attaccamento alla poltrona”. Attacchi che sono arrivati non solo dai piccoli azionisti in assemblea ma anche da Diego Della Valle, soprattutto sul fronte della partecipazione a Rcs.