Dopo la sua morte, nel quartiere è scoppiata una durissima protesta con lancio di oggetti e sassi contro le forze dell’ordine: danneggiate sei auto dei carabinieri e due della polizia, mentre due militari sono rimasti leggermente contusi. “Stanotte eravamo a centinaia contro i Carabinieri che hanno ucciso Davide – racconta la signora Annalisa – c’erano anche i nostri figli, perché quello che è successo è una vergogna. Loro ci dovrebbero difendere e invece hanno ucciso un ragazzino innocente. Qui, al rione Traiano, i Carabinieri non li vogliamo più”.
Insieme al dolore è esplosa anche la rabbia dei parenti e degli amici. “E’ stato un omicidio, non s’inventassero scuse”, dice, tra le lacrime Tommaso Bifolco, fratello di Davide, anch’egli tra i passeggeri del motorino, “Non è caduto durante l’inseguimento – aggiunge – è stato speronato e ucciso”. Non si è fermato all’alt dei militari “perché guidava uno scooter non suo, non era assicurato e non aveva il patentino – continua Tommaso – Forse si è spaventato, forse voleva evitare il sequestro del mezzo”.
La signora Flora, mamma di Davide, non si dà pace e parla strozzata dalla lacrime: “Hanno ammazzato un bambino. Quando gli ha sparato non l’ha visto in faccia?”. Racconta gli ultimi istanti di vita di suo figlio: “Ieri sera è venuto da me, aveva freddo e mi ha chiesto un cappellino, mi ha detto ‘Mamma, faccio l’ultimo giro col motorino e torno a casa’. Poi, mi sono venuti a chiamare, volevano i documenti. Sono scesa in strada e ho visto Davide a terra. Ho cercato di muoverlo, l’ho preso per il braccio, ma non si muoveva più. Era già morto”. “Quando lui era a terra – continua con rabbia il fratello – i carabinieri hanno anche avuto il coraggio di ammanettarlo e di mettergli la testa nella terra”.