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A 17 anni in motorino non rispetta l’alt, ucciso da un carabiniere

[cml_media_alt id='2629']carabinieri[/cml_media_alt]Avrebbe compiuto 17 anni tra pochi giorni, Davide Bifolco, ucciso da un carabiniere durante un inseguimento la notte scorsa per le vie del quartiere Traiano di Napoli. Secondo le ricostruzioni dell’Arma erano in tre senza casco sul motorino che non si è fermato all’alt dei carabinieri. E’ iniziato così l’inseguimento, durante il quale è partito un colpo in maniera accidentale (è la versione ufficiale) dalla pistola d’ordinanza di un carabiniere che ha colpito il giovane. Davide è stato subito soccorso e trasportato all’ospedale San Paolo ma non c’è stato nulla da fare.

Dopo la sua morte, nel quartiere è scoppiata una durissima protesta con lancio di oggetti e sassi contro le forze dell’ordine: danneggiate sei auto dei carabinieri e due della polizia, mentre due militari sono rimasti leggermente contusi. “Stanotte eravamo a centinaia contro i Carabinieri che hanno ucciso Davide – racconta la signora Annalisa – c’erano anche i nostri figli, perché quello che è successo è una vergogna. Loro ci dovrebbero difendere e invece hanno ucciso un ragazzino innocente. Qui, al rione Traiano, i Carabinieri non li vogliamo più”.

Insieme al dolore è esplosa anche la rabbia dei parenti e degli amici. “E’ stato un omicidio, non s’inventassero scuse”, dice, tra le lacrime Tommaso Bifolco, fratello di Davide, anch’egli tra i passeggeri del motorino, “Non è caduto durante l’inseguimento – aggiunge – è stato speronato e ucciso”. Non si è fermato all’alt dei militari “perché guidava uno scooter non suo, non era assicurato e non aveva il patentino – continua Tommaso – Forse si è spaventato, forse voleva evitare il sequestro del mezzo”.

La signora Flora, mamma di Davide, non si dà pace e parla strozzata dalla lacrime: “Hanno ammazzato un bambino. Quando gli ha sparato non l’ha visto in faccia?”. Racconta gli ultimi istanti di vita di suo figlio: “Ieri sera è venuto da me, aveva freddo e mi ha chiesto un cappellino, mi ha detto ‘Mamma, faccio l’ultimo giro col motorino e torno a casa’. Poi, mi sono venuti a chiamare, volevano i documenti. Sono scesa in strada e ho visto Davide a terra. Ho cercato di muoverlo, l’ho preso per il braccio, ma non si muoveva più. Era già morto”. “Quando lui era a terra – continua con rabbia il fratello – i carabinieri hanno anche avuto il coraggio di ammanettarlo e di mettergli la testa nella terra”.

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