Sono state accolte con molti brusii le parole del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che nel question time alla Camera ha rivendicato la sua “massima determinazione” nella lotta alla mafia. “Non serve alcuna ulteriore dimostrazione dell’assenza di qualsiasi titubanza nella lotta alle mafie: basta semplicemente scorrere ogni parola di ogni legge che ho portato all’approvazione in questi due anni, fino all’ultimo decreto legge che impone il coinvolgimento della Direzione Nazionale e delle Direzione Distrettuali Antimafia sulle richieste si scarcerazione”, ha detto Bonafede.
Il discorso del Ministro
“Ogni ipotesi o illazione costruita in questi giorni da alcune forze politiche è del tutto campata in aria, perché come emerso dalla ricostruzione temporale dei fatti, le dichiarazioni di alcuni boss erano già note al ministero dal 9 giugno 2018 e quindi ben prima di ogni interlocuzione con il diretto interessato”, ha proseguito il ministro della Giustizia. “Mi viene chiesto innanzitutto se e quali interferenze si siano manifestate sulla nomina del capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria nel 2018. La risposta è molto semplice – ha aggiunto – nel giugno del 2018 non vi fu alcuna interferenza diretta o indiretta nella nomina del capo del Dap”.
Un dl per rivalutare le scarcerazioni
Già prima del question time alla Camera, alcune fonti di via Arenula citate dall’Ansa, avevano comunicato che il ministro della Giustizia fosse al lavoro su una norma che consenta ai magistrati di sorveglianza di rivalutare le scarcerazioni già disposte di boss della criminalità organizzata alla luce dell’emergenza causata dalla pandemia da coronavirus. Notizia che il ministro ha confermato nel corso del question time. “E’ in cantiere un decreto legge che permetterà ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l’attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni dei detenuti di alta sicurezza e al 41 bis”, ha concluso il ministro Bonafede.