Guida pratica al referendum: chi vota cosa e perchè

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La riforma costituzionale che taglia il numero dei parlamentari è stata votata in aula, l’ottobre scorso, dalla stragrande maggioranza delle forze politiche. La raccolta firme e la richiesta del referendum confermativo ha però riaperto, in qualche modo, il dibattito: è giusto o meno ridurre i parlamentari di Camera e Senato? Fa bene alla democrazia? Modernizza il Paese?

Gli schieramenti dei partiti

Ufficialmente sono schierati a favore del Sì il Movimento Cinque Stelle, il Partito Democratico, la Lega e Fratelli d’Italia. Hanno invece lasciato libertà di voto Forza Italia, Italia viva, e l’area di Leu proveniente da Articolo 1. Sono schierati per il No +Europa, Azione e Sinistra italiana, assieme ai Comitati promotori del referendum, in cui figurano diversi esponenti politici di vari partiti, dal Pd a Forza Italia. Non mancano, poi, singoli esponenti di forze politiche schierate per il Si’ (o che hanno lasciato libertà di voto) che hanno invece annunciato pubblicamente il loro voto contrario alla riforma.

La linea del Movimento Cinque Stelle, padre della riforma

La riforma costituzionale viene associata, quasi istintivamente, al Movimento Cinque Stelle che è, in effetti, uno dei maggiori sostenitori del “Sì” al referendum. Le ragioni – spiegano – risiedono non solo nei risparmi che si avranno dalla riduzione degli eletti, ma anche nella velocizzazione dei processi decisionali e in una maggiore efficienza del Parlamento stesso. Non manca qualche voce fuori dal coro neanche tra i Cinque Stelle

Le condizioni del Partito Democratico

Il PD è schierato ufficialmente per il Sì, a patto che si discuta anche delle altre riforme costituzionali da fare e – soprattutto – della legge elettorale. Sono state queste le condizioni dettate dai dem agli alleati grillini per dire sì all’ultima votazione alla Camera, dopo aver votato sempre no. Non mancano tuttavia all’interno del Partito Democratico importanti voci in disaccordo, a sostegno del No: da Prodi a Veltroni.

Italia Viva e la libertà di voto

Il partito di Matteo Renzi non fa campagna elettorale per il Sì. Al suo interno c’è la posizione nettamente contraria alla riforma da sempre espressa da Roberto Giachetti. Ma il resto dei ‘big’, dallo stesso Renzi a Maria Elena Boschi fino alla capo delegazione Teresa Bellanova, non hanno mai dichiarato pubblicamente come voteranno, pur non nascondendo alcune perplessità. 

Liberi e Uguali diviso nel dare indicazione di voto

La formazione politica nata dall’unione di Sinistra italiana con Articolo 1 ha votato a favore del via libera finale alla riforma. Ma all’appuntamento con il referendum si presenta diviso: Sinistra italiana è per il No. Articolo 1 ha lasciato libertà di voto, ma alcuni big sono schierati per il Sì, come Pierluigi Bersani.

La Lega, tra coerenza ed eccezioni

La Lega ha sempre votato a favore della riforma in Parlamento ed è per votare Sì anche al referendum: una questione di coerenza, dice il leader del partito Matteo Salvini. All’interno del partito però non tutti sono convinti e c’è chi alla fine si è schierato per il No come Giancarlo Giorgetti e il governatore della Lombardia, Attilio Fontana.

Fratelli d’Italia sostiene la riforma

Il partito di Giorgia Meloni ha votato in Parlamento a favore della riforma ed e’ ufficialmente schierato per il Si’.Io sono per il Sì –  ha detto la leader di Fratelli d’Italia – abbiamo sostenuto la legge e penso che il 99% degli italiani, sulla carta, sia favorevole al taglio dei parlamentari”.

Il partito di Berlusconi lascia libertà di voto

Forza Italia, pur avendo sempre votato a favore della riforma, ha lasciato libertà di voto. Tra gli azzurri schierati per il Sì figurano, ad esempio, la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini e la vicepresidente Mara Carfagna. E’ per il No l’altra capogruppo, Anna Maria Bernini. Lo stesso Silvio Berlusconi, senza svelare come voterà, ha invitato i cittadini ad andare alle urne, ma ha anche spiegato che, “fatto così, come lo vogliono i grillini, il taglio dei parlamentari rischia di essere solo un atto di demagogico che limita la rappresentanza, riduce la libertà e la nostra democrazia”.

+Europa e Azione di Calenda votano No

Chi è contrario alla riforma pentastellata, come +Europa e Azione di Calenda, motiva le sue ragioni con una battaglia contro il populismo e il garantismo e a difesa della democrazia e della rappresentanza, spiegando che con il taglio dei parlamentari questa viene messa duramente a rischio.

Serena Livoli: