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Gli equilibri della politica si spostano sul voto regionale

Il centrodestra scioglie il nodo candidature mentre nella maggioranza continua il confronto M5S e Pd, Italia Viva si sfila

La pandemia e la sua fase 3 comincia a perdere appeal. E’ il tempo della concretezza, ripetono da più parte i politici. Ma le misure di sostegno e rilancio dell’economica sono tecnicismi che dopo poco annoiano, sebbene  siano fondamentali per il futuro dei cittadini italiani. Così, archiviati gli Stati generali dell’economia è la volta del dibattito sulle candidature regionali, in vista del voto previsto, insieme al referendum, il prossimo 20 settembre.

I possibili scenari

Il centrodestra, a colpi di vertici tra Salvini, Meloni e Tajani ha chiuso il cerchio delle candidature, mentre nella maggioranza è ancora tutto aperto, comprese le alleanze. L’unica cosa certa è che Renzi ha detto no all’alleanza sul territorio con i partner di governo.

L’allarme del Pd: così vince la destra

Dopo che Italia Viva ha deciso di sostenere un candidato alternativo a Michele Emiliano in Puglia, il segretario del Pd Zingaretti ha definito “ridicoli” gli argomenti che ancora frenano le alleanze del centrosinistra unito nelle regioni: “Le destre combattono unite in tutte le Regioni, anche se spesso all’opposizione sono divise. Per fortuna con candidati deboli, contestati e gia’ bocciati in passato dagli elettori. Invece tra le forze politiche unite a sostegno del Governo Conte prevalgono i no, i ma, i se, i forse, le divisioni. Il motivo e’ ridicolo: si può Governare insieme quattro anni l’Italia ma non una Regione o un Comune perchè questo significherebbe ‘alleanza strategica’. Ridicolo!”. 

La posta in gioco

In effetti con la partita delle regionali e delle amministrative il Pd e il governo si giocano molto soprattutto perchè in autunno, quando si voterà, le iniziative del governo per fronteggiare la crisi saranno messe alla prova dei fatti. Per questo, Nicola Zingaretti e il suo stato maggiore sono sempre più convinti che occorre un centro sinistra unito, compatto per fronteggiare la destra che, proprio in queste ore, ha trovato la quadra sui nomi dei candidati nelle regioni e sullo schema per quelli nei comuni. 

Il caso Puglia

Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Italia Viva, ha già fatto sapere di non escludere di dare il benservito al Pd anche in altre regioni, dopo averlo fatto in Puglia, candidando Ivan Scalfarotto. Qui, tuttavia, l’appello ai Cinque Stelle è che si apra un confronto per una alleanza “prima o dopo le elezioni”, come auspicato dallo stesso Emiliano. 

Le partite ancora aperte

Nulla di fatto sulla candidatura in Liguria, dove Leu e M5s sono fermi sul nome del giornalista Ferruccio Sansa, in attesa che il Partito Democratico faccia un nome alternativo. Centro sinistra diviso, almeno al momento, anche in Campania. Ancora apertissime, per il Pd e il centro sinistra, le ipotesi in Toscana e Marche. 

La politica nazionale condiziona il voto regionale

Le risorse messe in campo, dal governo e dall’Unione Europea, sono imponenti, ma per essere efficaci devono essere indirizzate al meglio. E’ questa la principale preoccupazione dei dem e su questo sembra aprirsi un nuovo fronte nella maggioranza. La possibilità di tagliare l’Iva avanzata dal premier Conte non è piaciuto ai dem che puntano invece al taglio del cuneo fiscale per le imprese dopo averlo assicurato ai lavoratori. 

L’ombra di un rimpasto?

La messa in discussione della segreteria di Zingaretti nei giorni scorsi da parte del sindaco di Bergamo Gori ha dato adito all’ipotesi di un rimpasto di governo, ipotesi che però al momento non è in agenda per la maggioranza, ma che potrebbe essere riconsiderata in autunno.

Il centrodestra unito alle regionali 

Non è stato facile ma il centrodestra alla fine ha faticosamente trovato la quadra sulle candidature comuni alle prossime regionali: Raffaele Fitto correrà in Puglia, come indicato ormai da mesi da Fratelli d’Italia, e l’azzurro Stefano Caldoro si presenta in Campania. Sui loro due nomi, la Lega ha espresso fortissime riserve: a più riprese, Matteo Salvini ha chiesto “rinnovamento” ma queste richieste si sono definitivamente infrante contro l’asse Meloni-Berlusconi che non ha mai ceduto di un centimetro. In cambio  la Lega ha ottenuto che siano suoi uomini a candidarsi in tantissime città, fra cui Reggio Calabria, Andria,Chieti, Macerata, Matera, Nuoro. 

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