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Il 2 giugno per immagini. La storia della Repubblica

Video della Camera di Commercio di Roma per celebrare il 77° anniversario della Festa della Repubblica

In occasione del 77° anniversario della Festa della Repubblica, che si celebra oggi, la Camera di Commercio di Roma ha diffuso sui propri canali social ufficiali un suggestivo video in cui la banda musicale della Guardia di Finanza, orgoglio nazionale in tutto il mondo, esegue in divisa storica l’Inno di Mameli presso il Tempio di Vibia Sabina e Adriano, sede dell’Istituzione. Fin dal giorno della sua nascita la Repubblica Italiana incarna i valori di democrazia, orgoglio e libertà in cui la Camera di Commercio di Roma si riconosce da sempre. Qui i link dove poter vedere il video:
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Tappe

Il 2 giugno si celebra la festa della Repubblica italiana. La ricorrenza è stata istituita in questa data per ricordare il referendum istituzionale del 1946. Per la prima volta nella storia d’Italia, ricostruisce Wired, il 2 giugno del 1946 anche le donne poterono esercitare il loro diritto di voto, per scegliere tra monarchia e repubblica e chi avrebbe composto l’Assemblea costituente. Il 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la nascita della Repubblica italiana, dopo giorni di contestazioni, resistenze e disordini dei monarchici, intenzionati a mantenere al potere i sovrani responsabili della discesa italiana nell’orrore della dittatura fascista. Il referendum del 2 giugno 1946 non è stato facile. Casa Savoia, la dinastia di reali che aveva dominato l’Italia dal 1861, tentò in tutti i modi di mantenere il potere, provando prima a impedire il voto e poi a boicottarne il risultato. Ma alla fine, il 13 giugno 1946, Umberto II, ultimo re d’Italia, dovette lasciare il paese in esilio.

Alle urne

Prima di ancora della chiamata alle urne per il referendum del 2 giugno, Umberto II tentò di scamparla offrendo a Pietro Nenni, leader del Partito socialista, la possibilità di guidare un governo socialista sotto la monarchia. “O la Repubblica o il caos” fu la storica riposta di Nenni dalle colonne del quotidiano L’Avanti. Il 2 giugno del 1946, la tipografia de L’Avanti di Milano fu distrutta da una bomba. Quella mattina, giorno del referendum, la testata aveva aperto i suoi giornali con il titolo “tutti alle urne”. Qualcuno non aveva apprezzato l’invito e molti altri non apprezzarono il risultato. Più di 12 milioni di persone votarono per la repubblica e più di 10 milioni per la monarchia. Il paese era diviso, con il fronte monarchico forte in tutto il Sud Italia. Incominciarono subito le prime denunce di brogli, rivelatesi poi infondate, e alcuni esponenti politici monarchici chiesero al comando militare statunitense in Italia di intervenire per sequestrare le schede. Il re si rifiutò di abbandonare il paese. Il 10 giugno, 22 anni dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti per mano dei fascisti, la Corte di Cassazione annunciò il risultato provvisorio dello spoglio, con la riserva di esaminare tutti i reclami per brogli. L’11 giugno i monarchici assaltarono la sede del Partito comunista italiano a Napoli, in via Medina, perché aveva issato una bandiera italiana priva dello stemma dei Savoia.

Assetto istituzionale

Solo il 13 giugno, finalmente, il Consiglio dei ministri assegnò al democristiano Alcide De Gasperi il ruolo di Capo provvisorio dello Stato e il 18 giugno la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la nascita della Repubblica, rigettando tutti i ricorsi. Il 25 giugno si riunì per la prima volta l’Assemblea costituente che sancì definitivamente il nuovo assetto istituzionale dello Stato. Ma tra tutti questi numeri, i costituenti scelsero il 2 giugno come data per la festa della Repubblica. Così da ricordare per sempre, non gli scrutini, le opposizioni o le sentenze, ma il giorno in cui tutta la cittadinanza, uomini e donne, si trovò per la prima volta a esprimere assieme e in libertà la propria volontà politica. Da allora, il cerimoniale della festa ha sempre previsto la deposizione di una corona di fiori all’Altare della Patria a Roma, in omaggio al Milite ignoto, simbolo dei morti per l’unità del paese. L’unica eccezione si è avuta nel 1961, in occasione dei cento anni dall’unità d’Italia, quando la celebrazione è stata spostata a Torino, prima capitale.

La storia

Oltre alla corona, dal 1950 fu inserita nel protocollo delle celebrazioni anche una parata militare lungo via dei Fori imperiali, sempre a Roma, ma l’occasione è stata sospesa, abbandonata e ripresa più volte. Nel 1976, dopo il tremendo terremoto del Friuli, la parata non venne organizzata in segno di rispetto e per consentire ai militari di assistere le popolazioni colpite dal disastro. L’anno dopo, nel 1977, si decise di continuare allo stesso modo, ma questa volta per non gravare sul bilancio dello stato che si trovava ad affrontare una pesantissima crisi energetica internazionale. Nel 1983 la sfilata fu ripristinata, per poi essere eliminata nuovamente nel 1989. Solamente a partire dal 2000, con la presidenza della Repubblica di Carlo Azeglio Ciampi, la parata ha ricominciato a tenersi regolarmente in concomitanza con la festa della Repubblica, anche se fortemente ridotta nel numero di mezzi e militari presenti. Mentre tra il 2020 e il 2021 non si è tenuta a causa della pandemia da Covid-19.

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