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Europa a porte chiuse. La pandemia di Covid-19 nel Continente

Aumentano i casi nei Paesi. La Spagna seconda all'Italia per numero di contagi. Scuole chiuse in Francia e Austria

Oltre 20mila malati: è il bollettino italiano dell’epidemia di Covid-19, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato come “pandemia”. Rispetto a sabato, c’è stato un incremento di 2.853 persone, mentre i decessi sono 1.809, 368 in più del giorno precedente. Ma crescono i numeri del contagio da coronavirus in tutta Europa. Oltre 52.400 i casi confermati nel Vecchio Continente. Secondo il rapporto di AFP, sono oltre 2mila i decessi (2.291) , la maggior parte dei quali in Italia. Ma non solo. Nelle ultime ore si è registrato un aumento considerevole anche negli altri Paesi europei, che come misura di contenimento chiudono le frontiere ed adottano misure analoghe a quelle messe in campo nel nostro Paese (chiusura di pub, ristoranti, luoghi di ritrovo non necessari, divieto di assembramenti, ecc.).

 Francia

Sono passati dieci giorni dalla visita ufficiale del Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e sua moglie Brigitte, in una casa di riposo di Parigi: “Non è necessario modificare le proprie abitudini, eccetto per gli anziani” aveva ripetuto il capo dello Stato. Oggi quel tempo è finito: con 5.423 casi positivi, oltre 900 in un giorno solo, e 127 decessi, la Francia riflette se non abbia realmente sottovalutato il problema. Anche le elezioni comunali hanno risentito del contagio. In un Paese attaccato al voto maggioritario, si stima che sia andato al voto circa il 45% dei Francesi: un calo drastico se alle comunali del 2014 i votanti erano stati circa il 63%. Oggi nel Paese tutto è chiuso: scuole in primis, ma anche pub, ristoranti. È il nuovo volto del Paese in emergenza sanitaria. Sabato scorso, l’Eliseo ha dichiarato che in Francia l’epidemia ha raggiunto lo stadio 3: una fase che decreta la libera circolazione del virus su tutto il territorio.

La Tour Eiffel è stata chiusa a seguito dell’emergenza di Covid-19 – Foto © Gonzalo Fuentes per Reuters

Spagna

Gli occhi di tutti gli esperti sanitari sono puntati su Madrid: con 213 decessi, 127 in un solo giorno secondo i dati forniti dal Ministero della Salute spagnolo, la capitale desta apprensione nazionale. Dopo l’Italia, è la Spagna il Paese più colpito dal Covid-19: in tutto il Paese, si registra un totale di 7.753 positivi. “Non possiamo aspettarci un miglioramento della situazione se non fra due settimane, quando le misure di allontanamento sociale adottate in questi giorni dovrebbero iniziare a dare i loro frutti” ha spiega Jesús Rodríguez Baño, capo del dipartimento Malattie infettive dell’ospedale Virgen Macarena di Siviglia e presidente della Società europea di Microbiologia clinica e malattie infettive. Oltre al cluster di Madrid, altri focolai attivi in Spagna si attestano nei Paesi Baschi, in Catalogna ed Aragona. I Paesi Baschi sono l’area del Paese più colpita. Secondo il Ministero della Salute spagnolo, si registra un forte aumento rispetto a sabato. Colpiscono i casi di Álava, dove i decessi da Covid-19 sono gli stessi di Madrid, e La Rioja, città dove si registra il più alto tasso di contagi, ma a malapena tre decessi. Nonostante l’estrema cautela chiesta dagli esperti, aiuta a leggere questi numeri la presenza di persone di un’età nettamente inferiore rispetto alla popolazione anziana nel resto del Paese.

Un medico indossa la mascherina presso l’Ospedale Gregorio Marañón a Madrid – Foto © Jesús Hellín per Europa Press

Germania

Misure drastiche anche in Germania. Per arginare l’epidemia, le autorità tedesche hanno deciso di chiudere i confini della Nazione con Francia, Austria, Danimarca, Lussemburgo e Svizzera, eccetto i pendolari, che dovranno essere muniti di speciali permessi. Con 5.813 casi 46 decessi, il coronavirus fa paura anche a Berlino. Era l’11 marzo quando si è tenuta la prima partita “a porte chiuse” a Mönchengladbach, contro il FC Colonia. Oggi tutte le partite e i match sono stati sospesi, così come eventi culturali capitali per il Paese, come il Festival di Beethoven a Bonn o la Settimana dell’America Latina a Berlino. Alcuni esperti lamentano un ritardo delle misure da parte di Berlino. Già una settimana fa, guardando ai casi italiani, il virologo Alexander Kekule chiedeva l’adozione di misure molto più severe, come la chiusura di tutti gli asili e le scuole per due settimane. Le autorità del Ministero della Salute hanno attuato questa misura solo dopo alcuni giorni. Le restrizioni hanno portato a un calo del 14,5% di passeggeri che transitano all’aeroporto di Francoforte. Anche i tassisti lamentano un calo delle perdite di circa il 40%, a cui stanno cercando di contravvenire offrendo sconti ai possessori di pass per il trasporto pubblico. Oggi a Berlino è vietato entrare su un autobus dall’ingresso anteriore, per evitare di infettare l’autista.

Un murales apparso per le vie di Berlino – Foto © M. Schreiber per AP

Austria

“Abbiamo fatto i conti. Se le curve continueranno a salire ci ritroveremo con 100mila infetti nel giro di un mese”. Le parole del vice-cancelliere e leader austriaco dei Verdi, Werner Kogler, hanno dato avvio alle misure di contenimento dell’epidemia. Da oggi, l’Austria è praticamente ferma. Nella tarda serata di ieri, il governo ha reso note le regole stringenti che limiteranno la vita pubblica degli austriaci per almeno una settimana. È stato ordinato che tutte le persone nel Paese debbano rimanere nelle loro case, a meno che non abbiano un motivo valido per lasciare la propria casa. Le misure sono le stesse anticipate dal governo italiano, con alcune eccezioni. Le cosiddette “gastronomie” rimarranno aperte fino alle 15 mentre le scuole e gli asili restano aperti per quei bambini che non possono restare a casa perché i genitori sono impegnati nel lavoro in aree sensibili per il Paese. Come ha sottolineato il cancelliere Sebastian Kurz, le restrizioni sono importanti e fatte per agire nel modo più coerente per evitare il sovraccarico della terapia intensiva in tutto il Paese.

Il Cancelliere austriaco, Sebastian Kurz – Foto © Adrian Langer per BKA

Svizzera

Preoccupa la situazione in Svizzera, dove l’epidemia di Covid-19 è ora diffusa in tutti i cantoni, con il Canton Ticino che resta il più colpito. Stando al bollettino fornito dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), sono 1.563 i casi confermati finora, con un aumento di circa 800 casi in sole 24 ore. Nella giornata di ieri si sono registrati 14 decessi, ma secondo l’analista Pierre Dessemontet, sarebbero almeno 10mila i contagiati nel Paese. Nella sua seduta del 13 marzo, il Consiglio federale ha vietato le manifestazioni pubbliche e private con oltre 100 persone. I ristoranti, bar e le discoteche restano aperti, ma non è ammessa la presenza di più di 50 persone. Inoltre, fino al 4 aprile sono vietati i corsi e le lezioni in classe delle scuole, delle scuole universitarie e degli istituti di formazione. “La situazione è critica ma abbiamo la possibilità e i mezzi per affrontarla sul piano medico e finanziario” ha detto la presidente della Confederazione, Simonetta Sommaruga.

Il vescovo di Lugano raccolto in preghiera – Foto © Alessandro Crinari per Keystone

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