Lo Yemen ancora una volta è finito nel mirino dello Stato Islamico e mentre l’Onu cerca di negoziare per ottenere una tregua umanitaria, nella capitale Sanaa un’autobomba è esplosa all’uscita di una moschea sciita dove i fedeli erano riunti per la preghiera della sera. L’attentato, nel quale ha perso la vita un uomo e altre 5 persone sono rimaste ferite, è stato rivendicato dall’Isis che ha colpito anche un commissariato nella città di Baida uccidendo 4 Houthi.
Intanto proseguono i conflitti nel Paese che vede contrapposta la coalizione a guida saudita sostenuta dal presidente Hadi e ribelli sciiti che sono accompagnati dai reparti militari fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh. Martedì alcuni uffici degli Houthi con sede nella capitale sono stati bombardati segnando così un nuovo bilancio di vittime in questa sanguinosa guerra. Il giorno precedente 176 persone sono state uccise nei raid contro i ribelli e dalla notte tra il 25 e il 25 marzo, data in cui la coalizione araba ha fatto il suo ingresso nel conflitto in Yemen,
Contro questi ultimi la coalizione guidata dall’Arabia Saudita continua a compiere raid aerei. Martedì ha bombardato gli uffici dei ribelli a Sanaa, all’indomani della giornata più sanguinosa durante la quale, secondo gli Houthi, 176 persone hanno perso la vita. Oltre 1500 civili, secondo l’Onu, sono rimasti uccisi da quando a fine marzo la coalizione è intervenuta per impedire l’avanzata dei ribelli.