A 25 mesi dall’inizio della guerra civile lo Yemen è in piena emergenza umanitaria. Lo ha ricordato Medici senza Frontiere (Msf) spiegando come “tutti gli attori in guerra stiano compiendo attacchi indiscriminati senza alcun rispetto per i civili o infrastrutture come ospedali, scuole e mercati. Le strutture di Msf sono state colpite quattro volte tra ottobre 2015 e agosto 2016, tanto da portare all’evacuazione temporanea delle nostre équipe dal nord del Paese”.
Quest’anno in febbraio, ha aggiunto un comunicato dell’organizzazione umanitaria, Medici senza Frontiere “ha riavviato le attività nell’ospedale Haydan. A capo dell’équipe medica di Msf c’era il dottor Roberto Scaini, che è appena rientrato in Italia e ha raccontato la sua esperienza in questo “conflitto a porte chiuse in un’area fuori dal tempo, dove i civili muoiono ignorati sotto le bombe e dove i bambini muoiono combattendo per difendere interessi che non sono i loro”. L’ospedale di Haydan era stato abbandonato nell’estate del 2016, dopo che un attacco in un altro centro medico il 15 agosto aveva ucciso 19 persone e ne aveva ferite 24.
Nei giorni successivi, altri team di Medici senza Frontiere erano state costrette ad abbandonare diversi altri ospedali della regione, lasciando migliaia di pazienti senza medici e senza cure. “Sei mesi dopo – continua il comunicato – Msf è tornata a Haydan con un’équipe permanente di tre operatori internazionali (un medico, un infermiere e un coordinatore) che lavorano insieme a 15-20 operatori yemeniti. Le attività mediche sono ufficialmente riprese il 19 febbraio, con servizi di pronto soccorso, maternità e pediatria. La notizia si è diffusa rapidamente e i pazienti arrivano sempre più numerosi“.
Secondo le Nazioni Unite più di 600 strutture sanitarie in Yemen hanno smesso di funzionare per i danni subiti a causa della guerra o per la mancanza di personale e attrezzature, con un impatto sull’accesso alle cure per milioni di persone. E Msf riesce a prestare la propria opera in 13 ospedali e centri sanitari e fornisce assistenza a più di 18 tra ospedali e centri sanitari dove lavorano 1.600 operatori umanitari. Una goccia nella disperazione di un Paese devastato da una guerra che continua ad essere atroce ma anche dimenticata.