Poche ore fa i ribelli Houthi hanno lanciato due missili contro un cacciatorpediniere della Marina statunitense, in pattugliamento al largo delle coste dello Yemen, nel Mar Rosso.
“L’Uss Mason non è stato colpito – si legge nel comunicato del Pentagono – ma i missili sono stati chiaramente lanciati nella sua direzione. Nessun marinaio è rimasto ferito. Gli Stati Uniti continueranno a garantire la libertà di navigazione in tutto il mondo, la Marina adotterà tutte le misure necessarie per proteggere le nostre unità ed il personale a bordo. Il fallito attentato ha avuto origine in una zona controllata dai ribelli Houthi, presi di mira dai raid aerei della coalizione a guida saudita”.
Lo Yemen è ancora sconvolto dalla strage compiuta dall’aeronautica saudita, che sabato ha colpito un salone per i ricevimenti di Sanaa dove si stava svolgendo un funerale alla presenza di diversi esponenti dei ribelli sciiti. Nell’attacco sono morte almeno 82 persone e circa 500 sono rimaste ferite.
Tra i morti ci sarebbe anche il sindaco della capitale yemenita, Abdul Qader Hilal. Mentre non si conosce ancora la sorte del generale Jalal al Ruwishan, “ministro dell’Interno” dell’autoproclamato governo degli Houthi. Il funerale era quello di suo padre. L’agenzia yemenita Saba, controllata dai ribelli, ha affermato che l’attacco è stato compiuto da un jet della Coalizione saudita: L’aereo avrebbe sganciato quattro ordigni in due riprese sul sito dove era in corso la cerimonia.
La guerra civile in Yemen, che ha provocato oltre 10.000 morti, tra i quali migliaia di civili, contrappone dal marzo del 2015 i ribelli Houthi, alleati con le truppe ancora fedeli al deposto presidente Ali Abdullah Saleh, al governo riconosciuto internazionalmente del presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, vicino all’Arabia Saudita. La Coalizione a guida saudita è stata accusata diverse volte di avere provocato vittime civili con i suoi bombardamenti che hanno colpito anche diversi ospedali.