Il governo dello Yemen ha revocato il permesso concesso agli Stati Uniti per compiere missioni antiterrorismo nel Paese impiegando sul terreno truppe delle forze speciali. Lo Yemen, Stato posto all’estremità meridionale della Penisola araba, è una delle sette Nazioni colpite dal “Muslim ban”, il bando sugli ingressi dei mussulmani in America voluto dal nuovo presidente statunitense Donald Trump.
La scelta yemenita è stata riportata dal New York Times, che specifica come il governo di Sana abbia dato lo stop ai blitz Usa dopo che il raid – ordinato il mese scorso dalla Casa Bianca – aveva provocato la morte di numerosi civili, tra cui anche dei bambini. Quel 29 gennaio era morto anche un navy seal, un soldato delle Forze Speciali della Marina degli Stati Uniti specializzata in antiterrorismo. In merito, la Casa Bianca aveva parlato di un grande “successo” delle forze Usa contro i miliziani, nonostante le emittenti yemenite avessero divulgato le orribili immagini dei bambini uccisi dal primo raid dell’era Trump.
Lo stop delle autorità yemenite rappresenta uno schiaffo alla strategia del 45esimo presidente Usa, che è quella di un’azione più aggressiva di quella effettuata dal suo precedessore democratico Barack Obama nei confronti dei gruppi terroristi islamici presenti nel territorio.
Lo Yemen vive una cruenta guerra civile dal 22 gennaio 2015, dal tentativo di colpo di Stato da parte della minoranza zaydita Huthi. Secondo l’Onu, in un anno dall’inizio dell’attacco saudita contro l’avanzata degli Huthi (iniziato nel marzo 2015), sono morti quasi 9.400 civili; tra questi, evidenzia l’Organizzazione delle Nazioni Unite, 2.230 erano bambini.
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