Oltre 2.770 bambini hanno perso la vita e circa 4.730 sono rimasti feriti: si tratta del tragico bilancio stilato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale deputata alla salvaguardia e tutela dei bambini nelle aree fragili del pianeta. E lo Yemen, la grande polveriera stretta tra i Paesi del Golfo, rappresenta un teatro drammatico per molti bambini. Dalla firma dell'accordo di Stoccolma nel dicembre scorso, sono oltre 3.000 i bambini morti sotto i bambardamenti dei raid aerei a coalizione saudita.
L'appello di Save the Children
“Tutto questo deve finire immediatamente, I bambini continuano ad essere vittime di violenze terribili e ad assistere in prima persona alla devastazione delle loro case e delle loro comunità”ha denunciato Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children. Molti bambini auspicano di poter tornare a casa, eppure viene loro negato il diritto al gioco e alla felicità, condizione essenziale per i bambini. Da ciò lo scocerto dell'Organizzazione: “Siamo particolarmente preoccupati – ha detto Ungaro – anche dal forte impatto psicologico che le violenze hanno sui minori e dalle conseguenze a lungo termine sulla loro salute mentale, specialmente se queste ferite non vengono curate in tempo, oltre che dalla diffusione della malnutrizione e delle malattie che in queste condizioni per i bambini si rivelano mortali”. Per questo, Save the Children s'impegna a fare pressione sui Paesi in conflitto e mettere, così, fine ai combattimenti.
Contro le armi
Mentre sale la disapprovazione internazionale, ieri la Camera dei Deputati ha votato una mozione di maggioranza per sospendere la vendita di armi pesanti, bombe d’aereo e missili, a Emirati Arabi e Arabia Saudita, che fanno parte della coalizione contro i ribelli houth. In questo, è stata essanziale la spinta data dalle oltre 103.000 firme raccolte con la petizione lanciata da Save the Children nell’ambito della campagna Stop alla guerra sui bambini. La decisione italiana arriva dopo quella unanime di Germania, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Regno Unito. L'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi sono, infatti, tra i principali attori nel conflitto in corso, ormai al suo quarto anno. Già nel 2017 una risoluzione dell’Europarlamento spingeva per un embargo nella vendita di Armi all’Arabia Saudita, ma mai adottato. Filippo Ungaro ha dichiarato che si tratta di “Un primo passo importante al quale però ora il Governo è chiamato a dare seguito immediato, impegnandosi concretamente perché nessun armamento, e non solo bombe d’aereo e missili, prodotto in Italia venga più utilizzato contro civili inermi e bambini vulnerabili vittime del conflitto in Yemen”.