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Washington-Pechino, guerra commerciale sui pc

Nuovo capitolo nella guerra commerciale tra Washington e Pechino. In risposta agli attacchi alla tecnologia cinese negli Usa dell'amministrazione Trump, compreso il caso Huawei, la Cina ha ordinato la rimozione “dei computer e dei software esteri entro il 2022”.  L’editto del governo cinese per spingere gli enti pubblici ad adottare kit nazionali, darà un colpo ad Hp, Dell e Microsoft, solo per citare le maggiori aziende americane coinvolte. Il governo cinese ha ordinato agli uffici statali e alle istituzioni pubbliche di rimuovere apparecchiature e software stranieri entro tre anni, riferisce il quotidiano “Financial Times”.

Tecnologia sicura e controllabile

Secondo il giornale britannico, la mossa fa parte di uno sforzo più ampio per ridurre la dipendenza della Cina dalle tecnologie straniere e rafforzare la sua industria domestica. L'obiettivo è quello di sostituire il 30% della tecnologia il prossimo anno, il 50 per cento nel 2021 e il 20 per cento nel 2022, spiega il quotidiano che cita le stime degli analisti di China Securities. La stampa estera sottolinea che cinque anni fa Pechino aveva annunciato l'intenzione di eliminare la maggior parte della tecnologia straniera dalle proprie banche, dagli uffici militari, dalle agenzie governative e dalle imprese statali entro il 2020. Il “Financial Times” ha riferito che l'ultimo ordine è arrivato dall'ufficio centrale del Partito comunista cinese all'inizio di quest'anno. Il quotidiano ha affermato che l'obiettivo è quello di utilizzare la tecnologia “sicura e controllabile” come parte della legge sulla sicurezza informatica del paese approvata nel 2017.

Gigante delle telecomunicazioni

“La mossa di Pechino farebbe parte di una campagna più vasta per aumentare l'utilizzo delle tecnologie sviluppate internamente alla Cina- osserva La Stampa-. A subire i contraccolpi della decisione ci sono in prima linea i grandi produttori statunitensi come Hp, Dell e Microsoft, dopo che l'amministrazione Usa guidata da Donald Trump ha preso di mira il gigante delle telecomunicazioni di Shenzhen, Huawei, con un bando di vendita di componenti e con una campagna per convincere gli alleati europei a non affidarsi al gruppo fondato da Ren Zhengfei per lo sviluppo delle reti 5G”. La direttiva potrebbe essere un colpo al portafogli dei giganti Usa dell'informatica che, secondo stime degli analisti di Jefferies, producono ricavi per circa 150 miliardi di dollari all'anno in Cina, anche se gran parte di questi derivano dal settore privato. “Il piano appare ambizioso e sembra andare verso il de-coupling con gli Stati Uniti sul piano della tecnologia. In totale, saranno tra i 20 e i 30 milioni di pezzi di hardware che saranno sostituiti nei prossimi tre anni da materiale interamente made in China- sottolinea il quotidiano diretto da Maurizio Molinari-. Gli uffici governativi cinesi usano già oggi, in gran parte, computer prodotti localmente, soprattutto da Lenovo, proprietaria della divisione personal computer di Ibm, ma quei computer hanno ancora processori Intel e hard drive Samsung”.

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