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Voto posticipato, tensione in Nigeria

Situazione complicata in Nigeria, dove la commissione elettorale ha posticipato il voto delle prossime elezioni presidenziali al 23 febbraio solo qualche ora prima che queste avessero luogo. Una decisione che non ha mancato di scatenare il malcontento popolare ma che è stata giustificata ponendo la questione della mancata consegna dei materiali elettorali in alcune zone del Paese, con la promessa di specificare meglio l'intoppo nelle prossime ore. A dare la notizia è stato lo stesso presidente della commissione, Mahmood Yakubu, con un annuncio arrivato ad appena 5 ore dall'apertura delle urne. Una decisione “difficile da prendere” ma che, secondo il presidente, era “necessaria per il successo delle elezioni e il consolidamento della nostra democrazia”.

Situazione al limite

Al momento, però, la decisione presenta qualche punto oscuro, dando la sensazione della presenza di qualche problematica legata alla sicurezza. Nelle settimane scorse, infatti, si erano verificati incidenti in alcuni seggi, con sedi di voto date alle fiamme, uno dei motivi che ha portato alla perdita di grosse quantità di materiale, come le schede elettorali. Al voto sono chiamati quasi 90 milioni di nigeriani, molti dei quali hanno affrontato il viaggio verso le proprie città d'origine proprio per recarsi al voto e, per questo, tutt'altro che accondiscendenti all'idea di rinunciare per un altro numero indefinito di giorni di esprimere la propria opinione alle urne. Una situazione, questa, che peraltro si verificò anche poco prima delle elezioni del 2011 e del 2015 anche se, in quel caso, la tensione era esplosa in scontri e disordini, circostanza che per ora pare non essersi verificata.

Tensione alta

Il clima in Nigeria è comunque al limite, anche considerando lo choc dovuto al ritrovamento di 66 corpi senza vita (22 erano bambini) nei giorni scorsi nello Stato di Kaduna. Una notizia che, pur apparentemente non connessa con la tornata elettorale, ha esasperato gli animi di un Paese alla ricerca di una stabilità necessaria che, ora come ora, non esclude nemmeno l'ipotesi della rappresaglia, considerando che il Kaduna si trova centrale della Nigeria senza però essere esente dagli attacchi dei fondamentalisti di Boko Haram.

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