Non è risultato sufficiente il primo turno delle presidenziali in Lituania per stabilire il vincitore della tornata elettorale in uno dei Paesi più piccoli ma anche strategicamente più importanti di tutta l’Unione europea. Nonostante ciò, gli scrutini hanno già contano una vittima illustre: il premier Saulius Skvernelis ha annunciato le sue dimissioni dovute all’eliminazione del suo partito di centrosinistra al primo turno. Il ballottaggio che si terrà il 26 maggio vedrà protagonisti i due candidati premiati con, rispettivamente, il 31 e il 30%, con un’affluenza attestatasi a circa il 57% degli aventi diritto. Parliamo della conservatrice Ingrida Šimonytė e dal socialdemocratico Gitanas Nausėda, futuri successori della “Lady di ferro” del Baltico, l’ex presidente Dalia Grybauskaitė, famosa per le sue posizioni di marca fortemente antirussa all’interno delle sfere europee.
Lo scenario
La Šimonytė è già stata ministro delle Finanze, anch’essa conosciuta per la sua vicinanza agli ambienti europei, mentre Nausėda, anch’egli economista, ha improntato la sua campagna elettorale rivolgendo particolare attenzione alle fasce meno abbienti della società lituana, ormai integrata sia in Europa che nell’alleanza atlantica, ma ancora alla ricerca di una formula che consenta uno sviluppo economico pieno. I problemi che Vilnius deve affrontare sono legati soprattutto all’aumento delle condizioni di vita nelle aree rurali, nonché alla questione demografica. La piena adesione della Lituania alle politiche europee e filo-americane ha accentuato, d’altra parte, un grave problema di convivenza con la Russia, presente nel passato, nel presente e, molto probabilmente, anche nel futuro del Paese: la comunità russofona lituana, residuo del sempre mal digerito passato sovietico, assiste ad un preoccupante restringimento dei propri diritti linguistici e sociali, mentre Vilnius si mantiene decisa nell’approcciare nei confronti di Mosca in aperta opposizione a qualsiasi iniziativa europea possa incentivare la ripresa di un dialogo con la Russia. La vicinanza all’enclave strategico di Kaliningrad, le esercitazioni militari “Zapad” e le strutture Nato presenti in Lituania hanno posizionato il Paese direttamente nell’occhio del ciclone della nuova Guerra Fredda. Il nodo da sciogliere, per il prossimo presidente, sarà proprio quest’ultimo: evitare che i vari punti di tensione nel Paese continuino a zavorrare un’economia che ha ancora diverse problematiche.