Si trasforma in una domenica di sangue la giornata di voto in Bangladesh. Almeno 10 persone sono rimaste uccise nel corso degli scontri tra manifestanti e polizia, mentre la popolazione bengalese si recava alle urne per rinnovare i 350 seggi dell'unica camera del Parlamento. Secondo quanto riferito dall'agenzia Associated press, almeno una cinquantina di segnalazioni sono arrivate dai rappresentanti delle opposizioni, le quali hanno parlato di minacce e intimidazioni ai seggi, in un clima di voto che, ora come ora, parla della premier Sheikh Hasina verso una probabile riconferma, per quello che in caso sarebbe il suo quarto mandato (il terzo di fila). Hasina, alla guida del Paese dal 10 gennaio 2009, è la leader della Lega popolare bengalese (o Lega Awami), dello schieramento del Centrosinistra.
Hasina verso la conferma
Un clima particolarmente teso in Bangladesh, vista anche la tendenza delle opposizioni nel considerare il voto per il rinnovo dei seggi parlamentari un referendum sul governo Hasina, considerato alla stregua di un crescente autoritarismo, anche in virtù di una campagna elettorale considerata violenta, nonostante in passato in Bangladesh siano stati vissuti momenti simili, con ben due colpi di Stato (1975 e 1991) e una politica di fatto bipartisan, con un esecutivo guidato dalla Lega Awami o dal Partito nazionale del Bangladesh. Il Bnp si è presentato alle elezioni con lo sfidante Kamal Hossain, avvocato 82enne ed ex ministro degli Esteri che, a causa dell'arresto della leader Khaleda Zia (accusata di appropriazione indebita di fondi), ha preso il suo posto come candidato del partito, nonostante fosse alla guida di una costola dissidente del Bnp, il Gano Forum. Lo stesso Hossain, nei giorni scorsi, ha raccontato alla stampa che numerosi candidati hanno deciso di ritirarsi dalla campagna elettorale dopo aver subito minacce.
Clima teso
Non si tratta di una situazione nuova per il Bangladesh, né dal punto di vista delle violenze pre e post-voto, né sul piano delle proteste contro il governo Hasina. Nel 2014, a fronte di un'affluenza risicata del 22% e una facile imposizione del partito della premier, si erano registrate numerose violenze prima della chiamata alle urne, con 19 morti e diversi arresti. Anche in occasione delle elezioni odierne, la leader del Bnp, dal carcere, ha denunciato l'impossibilità di procedere con qualsiasi tipo di campagna elettorale senza subire intimidazioni.