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Violenze e pedopornografia: bambine e ragazze sempre più indifese

Bambine e adolescenti violentate, sfruttate nella produzione di materiale pornografico, costrette a prostituirsi, mutilate, vendute come schiave sessuali o obbligate a matrimoni precoci. C’è tutto un panorama di orrore e sofferenza dietro i freddi numeri contenuti nel quinto dossier “Indifesa” presentato dalla ong internazionale Terre des Hommes. Numeri agghiaccianti, ricavati dai dati interforze del ministero dell’Interno, che in generale registrano un aumento del 3% negli ultimi cinque anni dei minorenni vittime di reati, passati da 4946 nel 2011 a 5080 lo scorso anno. Ma per quanto riguarda la pornografia minorile l’incremento è addirittura del 543% e del 148% nei casi di atti sessuali con minori di 14 anni. Le ragazze sono più colpite rispetto ai bambini nei reati di violenze sessuali (87%), di produzione di materiale pornografico (91%) , di atti sessuali con minori (78%). In Italia i reati di violenza sessuale e di violenza sessuale aggravata sono in diminuzione (rispettivamente -26 e -31%) ma in termini assoluti (908 minorenni coinvolti lo scorso anno) sono i reati con il maggior numero di vittime dopo i maltrattamenti in famiglia (1442, con un incremento del 24%). Allargando l’orizzonte, si stimano 70 milioni di minorenni violentate nel mondo, con un decesso ogni 10 minuti che ne fanno la prima causa di morte nella fascia di età tra 10 e 19 anni.

Migranti e baby spose

Il massiccio flusso migratorio in atto ha pesanti ripercussioni sui minorenni. Nel mondo ci sono circa 75 milioni di persone costrette a fuggire da guerre, persecuzioni e miseria. Di queste, circa un milione raggiunge l’Europa (a dimostrazione, per inciso, che non siamo di fronte a un esodo biblico). Nel 2015 sono state 800.000 le persone che hanno percorso la rotta balcanica e di queste 90.000 erano minorenni. Le ragazze non accompagnate sono state 7805. Sono quelle più a rischio, perché si affidano ai trafficanti, subiscono violenze di ogni genere e il più delle volte finiscono sul marciapiede. Un’altra faccia della stessa medaglia è il fenomeno delle baby spose, in vertiginoso aumento soprattutto in Siria, dove prima della guerra erano il 13% e ora sono oltre il 35%. Il motivo è spesso legato all’ignoranza o alle condizioni dei genitori, che pensano, erroneamente, di garantire un futuro alla propria figlia consegnandola il più delle volte ad autentici aguzzini. Del resto, se la dote per un matrimonio in condizioni normali si aggirava sui 21.000 dollari, ora una bambina può essere letteralmente comprata in un campo profughi per 400-500 dollari. In alcuni Paesi arabi, poi, è largamente diffuso il fenomeno dei matrimoni a tempo. In pratica, le famiglie danno in sposa la propria figlia in cambio di pochi soldi per un periodo anche di pochi giorni o settimane (spesso si tratta di turisti) al termine del quale il “marito” la restituisce e la ragazza non ha più alcun diritto anche nel caso di gravidanza. Una forma legittimata, per quanto aberrante, di sfruttamento sessuale.

L’Isis e le ragazze soldato

Le stime ufficiali parlano di 5000 ragazze (ma potrebbero essere molte di più) in mano ai tagliagole dell’Isis. Prede di guerra o rapite, giovani vendute, rese schiave, date in premio ai miliziani. Un vero e proprio mercato, che non solo aveva “negozi” a Mosul e Raqqa ma ora si è sviluppato addirittura via Whatsapp, con tanto di tariffario: una vergine di 12 anni può arrivare a costare 12.500 dollari. Una brutalità che fa il paio con quanto avviene in Eritrea, dove il regime costringe anche le ragazze alla leva forzata. Tristemente famoso il Campo Sawa dove il 70% delle giovani sono violentate e ogni istruttore ha a disposizione una schiava sessuale.

Mutilazioni e aborti selettivi

Quest’anno la “novità” sulle mutilazioni genitali femminili riguarda l’Indonesia, da cui finora non arrivavano dati. Una “new entry” purtroppo da podio: il Paese si piazza al terzo posto di questa triste classifica con 13 milioni di vittime, metà delle quali hanno meno di 15 anni. In Italia tali mutilazioni sono reato ma sono molto difficili da perseguire. Un solo dato: il numero verde istituito presso il Servizio centrale operativo della Polizia sulla violenza di genere ha ricevuto dal 2009 circa 200 telefonate, di cui solo 2 (due) per segnalare casi di mutilazione, ricevute da insegnanti che si erano rese conto del disagio delle vittime. Ancora più grave è il dato riferito agli aborti selettivi: si calcola che sono 117 milioni le bambine che non hanno mai visto la luce per questo motivo soltanto in Oriente, dove la pratica è più diffusa.

I responsabili

Un altro aspetto inquietante è che molto spesso a macchiarsi di reati di violenza sessuale, in Italia, sono i coetanei delle bambine. I dati forniti dal ministero di Grazia e Giustizia, aggiornati al 31 agosto scorso, parlano chiaro: sono 817 i minorenni condannati. Altri 267 sono responsabili di sfruttamento della pornografia e prostituzione minorile.

Cosa fare di fronte a un quadro a tinte così fosche, a una vera e propria emergenza sociale? “Perché tutto questo? – si è chiesto il presidente di Terre des Hommes, Raffaele Salinari – Perché adulti e adolescenti considerano le bambine oggetti da comprare, vendere, abusare, senza porsi il problema di avere a che fare con un altro essere umano? In quale orizzonte stiamo facendo vivere e crescere le future generazioni, che considerano normale la violenza, ad esempio come prima risposta nell’incontro con l’altro genere?”. Domande legittime, alle quali, però, non basta rispondere con il pur encomiabile impegno nel proteggere tanti bambini e bambine indifesi. Occorre uno sforzo formativo, culturale, che riparta dalla famiglia, che sia in grado anche di insegnare un uso diverso, più consapevole del web e dei social, ormai entrati a far parte della vita quotidiana non solo dei più giovani. Un impegno che recuperi il valore antropologico dell’uomo, un nuovo umanesimo che sappia cogliere, rispettare e apprezzare il valore infinito di ogni essere umano. Perché in fondo, come ha scritto il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, “il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini”.

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