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Vince Zuzana Caputova, la Erin Brockovich dell'Est

Ha riconosciuto il proprio k.o. Marco Sefcovic ma i numeri parlavano già chiaro qualche ora fa: Zuzana Caputova è il nuovo presidente della Slovacchia, la prima donna a ricoprire questo ruolo nella storia della Repubblica. Una vittoria netta al ballottaggio, con il 58,35% delle preferenze e l'inizio ufficiale di una linea strategica che avrà molto da dire sul contesto geopolitico dell'Europa dell'est. Un'ascesa folgorante, dall'annuncio della candidatura dopo l'uccisione del reporter Jan Kuciak e della sua compagna, fino all'elezione a Bratislava, tutto in una manciata di mesi, con una presa fortissima per gli elettori più giovani che in lei hanno trovato una figura, sondaggi alla mano, degna di fiducia. Lei festeggia dicendosi “felice del risultato perché si vede che nella politica si può entrare con opinioni proprie e la fiducia si può conquistare anche senza linguaggio aggressivo e colpi bassi”.

“Qui per incarnare il cambiamento”

La risposta del 40% di elettori recatosi alle urne è stata piuttosto netta. Ora starà a Caputova mantenere la linea che ha caratterizzato la sua campagna elettorale, con un'apertura alle varie realtà sociali pressoché a 360 gradi, tutto “in nome della correttezza, del diritto, di ogni vero valore cristiano”. Parole che la dicono già lunga rispetto alla linea politica assunta dagli altri attori della sua area geografica e che sembrano segnare un'inversione di rotta visto che cita anche i migranti: “Io sono qui per tentare di incarnare il cambiamento, l'alternativa, e dare voce al cambiamento, per aiutare i cittadini a costruire una Slovacchia dignitosa Stato di diritto, una democrazia dove dominerà la gentilezza e correttezza nel confronto politico”.

Messaggio a Viségrad

Un messaggio chiaro ai compagni d'avventura di Viségrad, a Orbàn in particolare: “Il populismo e il sovranismo non solo nel gruppo di Viségrad sono forti perchè la gente è delusa, i partiti democratici devono saper ascoltare rabbia e delusione della gente e offrire loro risposte democratiche ed europeiste in alternativa alle facili illusorie ricette tipo noi contro loro del populismo”. Parole decise per la “Erin Brockovich dell'Est” che, in un contesto come il gruppo in questione, possono voler dire molto.

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