Il ritiro dei marines americani dalla Siria è al centro della due giorni di vertici e riunioni fra Stati Uniti e Turchia che sta andando in scena ad Ankara. Obiettivo: il coordinamento delle forze sul territorio dei due più grandi eserciti della Nato.
A confronto
Si tratta della seconda sessione di incontri, dopo il vertice di Washington dello scorso 6 febbraio. “Ci si concentrerà esclusivamente sul ritiro degli americani”, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, che nel pomeriggio ha poi avuto un colloquio telefonico con il collega russo Sergej Lavrov.
Solo ieri Jared Kushner, uno dei principali consiglieri nonché genero del presidente americano Donald Trump, si era fermato ad Ankara dove è stato accolto nel palazzo presidenziale dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Ankara non rinuncerà al progetto di stabilire una safe zone profonda 32 km al proprio confine sud est con la Siria.
Cambio di strategia
Il cambio di rotta della Casa Bianca, che dopo aver annunciato il ritiro dei 2000 militari presenti sul territorio ha deciso di mantenere un contingente di 200 marines nel nord est della Siria e altri 200 in una base del sud, costringe la Turchia a rivedere il piano per un'operazione militare in un'area che va dalla città di Manbij e lungo l'area a est del fiume Eufrate. Nel mirino di Ankara vi sono le postazioni curdo siriane del Pyd-Ypg, alleati di Washington nella lotta all'Isis ma considerati terroristi dalla Turchia.