Sono morti di sete dopo essere stati abbandonati nel deserto dai trafficanti di esseri umani. Venti bambini, cinque uomini e nove donne sono stati trovati vicino ad Assamaka, un posto di frontiera tra il Niger e l’Algeria, divenuta una destinazione privilegiata da cui poi imbarcarsi per raggiungere l’Italia.
La tragica notizia è stata diffusa dal ministro dell’Interno nigeriano Bazoum Mohammed, spiegando che il decesso risale a circa una settimana fa, fra il 6 e il 12 giugno. Al momento le autorità sono riuscite ad identificare solamente due corpi che appartengono a una coppia di nigeriani di 26 anni.
Secondo l’organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) il Niger è una delle principali rotte migratorie verso l’Unione Europea e in particolare vero l’Italia, basti pensare che, secondo i dati dell’organizzazione, il 60% dei migranti che attraversano la Libia per raggiungere l’Italia attraverso il Mediterraneo centrale sono passati per il Niger.
Una rotta, quella del Mediterraneo, che il direttore del centro di Analisi dell’Oim a Berlino ha definito “il passaggio più pericoloso al mondo”. Solo nel 2015, secondo i dati forniti dall’organizzazione, almeno 3.771 profughi sono morti in mare mentre cercavano di raggiungere l’Europa, scappando da guerre e carestie. Il mese più tragico dello scorso anno è stato aprile, quando morirono 1.250 migranti: 800 di loro annegarono per un naufragio al largo delle coste della Libia. Secondo il rapporto, il 77% delle morti (circa 2.892 persone) si è verificato nel Mediterraneo centrale, ossia lungo la rotta che collega la Libia all’Italia e a Malta. Il 21% (805 persone) dei decessi invece si è verificato nella tratta che collega Turchia e Grecia, mentre tra Maghreb e Spagna sono stati registrati 74 decessi. Dopo il Mediterraneo, la rotta più rischiosa per i migranti è quella nel Golfo del Bengala, mare di Andaman verso Malaysia e Thailandia (circa 800 morti nel 2015). Tra Usa e Messico i morti sono stati almeno 330.