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Venezuela, venti di un cambiamento necessario

In Venezuela siamo a ‘redde rationem’. Dopo anni di chavismo, ecco che si riaffaccia la possibilità di riottenere la democrazia nel Paese più democratico del Sud America fino agli anni ottanta, per poi progressivamente diventare il meno libero di questa area geopolitica. Ma questo Paese caraibico era anche il più ricco ed evoluto sudamericano. Prosperava l’industria, l’agricoltura e altre attività economiche, al punto che prima della dittatura socialista con il bolivar (così si chiama la loro moneta), a Miami, si faceva incetta di beni, con il dollaro statunitense meno forte. Quei tempi ormai sono lontani: invece conosciamo un Venezuela che negli ospedali usa scatoloni di cartone per i nascituri, strade e palazzi malandati, un'industria pressoché ridotta al lumicino, il bolivar che ormai fa impallidire persino il marco di Weimar. Nel solo 2015, nonostante la trovata ridicola di Maduro (al potere dal 19 aprile 2013, rieletto nel maggio 2018 al termine di una controversa e contenstatissima tornata elettorale) per nascondere ben 5 zeri in più della svalutazione della moneta, provoca una inflazione del 1.300%. In questo contesto, un pacco di pannolini per bambini, arriva a costare 8 milioni.

Gli effetti del chavismo

Eppure i venezuelani sono i quarti produttori di petrolio nel mondo, con un greggio ‘pesante’ che è tra i più redditizi, capace di resa per le svariate produzioni di derivati. Questa cospicua ricchezza, insieme alle altre, sono state rovinate da politiche dissolute della dittatura. Manie di grandezza che hanno finanziato Paesi e movimenti rivoluzionari ritenuti vicini al regime, sussidi ed equivalenti del reddito italico di cittadinanza, per persone che non lavoravano e che in seguito hanno continuato a non farlo. Insomma una bancarotta economica e politica, pur di rafforzare il cosiddetto regime bolivariano. Simon Bolivar, il grande libertador sudamericano, da liberale com’era, si rivolta ancora dalla tomba. Infatti il chavismo, ha impoverito progressivamente il paese ed è riuscito sinora a mantenere il timone saldo grazie ai militari, e a coloro che Bertold Brecht avrebbe definito il lumpen proletariat class (sottoproletariato). I primi, appartenenti alla casta da cui veniva Chavez, premiati in ogni modo, i secondi, sostenuti costantemente con sussidi.

I sistemi maduriani

Insomma il regime è stato retto da costoro, che man mano nel tempo, sono diventati uno zoccolo duro di circa il 30% dell’elettorato, che ha permesso al governo di cambiare la Costituzione. Con la nuova Carta Costituzionale si è  concentrato nelle mani di Chavez, poi di Maduro: la Banca centrale, l’esercito, il potere esecutivo. Va ricordato che il consulente di Chavez per cambiare la Costituzione è stato Tony Negri. Con un potere così grande e con regalie elettorali, il regime è giunto fino a questi giorni, seppur con una vasta opposizione di popolo, intimidita con sistemi liberticidi pari a quelli vissuti in sudamerica negli anni 70-80, con regimi militari cileni, brasiliani, argentini uruguaiani. Tra i grandi oppositori si annoverano tutti i sindacati, autonomi dallo Stato, gli imprenditori,  tutti i rappresentanti delle professioni, la chiesa e tutte le associazioni e partiti politici autonomi dallo Stato.

Necessità di cambiamento

Anche le associazioni di emigrati italiani in grandissima parte, ha simpatia per la rivolta civile in atto. Molti sono imprenditori, vivono una condizione drammatica, a causa delle leggi varate, che non permettono di vendere beni, e spostare i propri proventi all’estero. Questa opposizione, se non è riuscita a non rieleggere Maduro a Presidente, complice la gestione elettorale presidenziale opaca, è invece stata capace di ottenere poi, la maggioranza nella assemblea nazionale, peraltro svuotata di potere dalla nuova Costituzione. L'iniziativa del Parlamento di indicare il proprio presidente Guaidò a Presidente della Repubblica (la cui autoproclamazione è coincisa con un clima febbrile di manifestazioni pro e contro la presidenza, con quasi 20 morti al termine degli scontri di piazza fra le due fazioni) è la coerente conclusione di una vicenda nazionale fallimentare, che richiede un vero cambiamento nel ripristino della Democrazia e dei conseguenti diritti civili. Bene hanno fatto l’Europa, e tanti altri Stati a prendere posizione a favore. A scanso di equivoci basta leggere l’elenco dei Paesi a favore di Maduro, per rendersi conto della natura del governo attuale Venezuelano: sono tutti regimi che sconoscono la democrazia.

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