Leopoldo Lopez, leader dell’opposizione venezuelana, è tornato agli arresti domiciliari dopo esser stato riportato in prigione una settimana fa. A darne notizia è la moglie di Lopez, Lilian Tintori, che in un messaggio su Twitter ha scritto che lei e suo marito si batteranno per “la pace e la libertà in Venezuela”.
Lopez era stato rilasciato dalla prigione l’8 luglio scorso e messo ai domiciliari dopo aver scontato 3 dei 13 anni di prigione ai quali è stato condannato per aver incitato violenza durante alcune manifestazioni dell’opposizione. Martedì scorso, nel cuore della notte, era stato trasferito di nuovo in prigione, insieme con l’ex sindaco di Caracas Antonio Ledezma, in quello che in molti definirono come l’ennesimo attacco all’opposizione in vista dell’elezione della Costituente.
A Caracas, intanto, l’Assemblea Costituente all’unanimità ha dato via libera alla rimozione della procuratrice generale, Luisa Ortega Diaz, misura che isola ancora di più il Venezuela, espulso dal Mercosur. Nella capitale sudamericana si sapeva che la procuratrice era da tempo nel mirino del “chavismo” e che quindi sarebbe stato il primo obiettivo di Nicolas Maduro sulla scia dell’insediamento della Costituente tutta “bolivariana“, che ha messo fuori gioco il parlamento controllato dall’opposizione.
Fin dal mattino presto decine di uomini della “guardia nazionale bolivariana“, guidati da un colonnello, hanno circondato la sede della procura generale isolando l’area. Poco dopo, mentre cercava di avvicinarsi ai suoi uffici e prima di denunciare “l’assedio” della sede, la procuratrice è stata aggredita dagli uomini della polizia. “Sono stata spintonata, mi hanno attaccato con gli scudi per impedire” di entrare nella sede della procura. “Vogliono nascondere le prove su Odebrecht e sulla corruzione nel paese”, ha detto riferendosi allo scandalo delle tangenti che ha al centro il gruppo brasiliano, prima di lasciare la sede della procura in moto, tra due uomini della sua sicurezza.
“Non ho paura per me, ma per il mio Paese“, ha contrattaccato Ortega Diaz, che probabilmente sarà processata. Per ora, non può lasciare il Venezuela e i suoi conti sono bloccati. Poco dopo ha fatto sapere di respingere la decisione della Costituente, sottolineando che “nel Paese è in pieno corso un golpe contro la Costituzione, combatterò fino all’ultimo respiro”. Incurante, la nuova assemblea è andata avanti sulla sua strada: scalzata Ortega Diaz, ha infatti velocemente designato “in modo provvisorio” il suo successore, e cioè l’Ombudsman (difensore dei diritti civili), Tarek William Saab. Proprio sulla base degli ultime decisioni di Maduro – ma non solo – il Mercosur, in una riunione a San Paolo, ha intanto “sospeso in modo indefinito” il Venezuela per il mancato rispetto della “clausola democratica“.